Una terra da sempre contesa e martoriata, che dal 1948 sta vivendo la fase “moderna” della sua immane sofferenza. Dalla nascita dello Stato d'Israele infatti non c'è più stata pace per il popolo palestinese: una continua ed estremamente aggressiva offensiva imperialista, che è costata fiumi di sangue e ha portato i territori palestinesi a diventare piccole isole scollegate tra loro e soffocate dagli insediamenti abusivi dei coloni israeliani e dalle continue offensive militari dell'esercito sionista, finalizzate a difendere quello che loro chiamano il “diritto di Israele ad esistere in sicurezza” e in realtà non è nient'altro che espansionismo militare, pulizia etnica e sottomissione politica. I milioni di profughi palestinesi, concentrati soprattutto nei paesi limitrofi, la discriminazione dei palestinesi con cittadinanza israeliana (una vera e propria apartheid), lo smembramento dei territori palestinesi, il continuo martirio a cui è esposta la Striscia di Gaza, rendono quanto mai complicata la conservazione di un'identità nazionale. Tuttavia, la coscienza di essere un popolo oppresso e la determinazione nel voler raggiungere la libertà hanno sempre spinto i palestinesi a lottare, anche quando i rapporti di forza sono stati improponibili: pietre contro carri armati, manifestazioni contro missili al fosforo bianco, e adesso coltelli contro un intero esercito armato fino ai denti. Praticamente un intero popolo che, armato solo della propria dignità, continua a sfidare uno dei nemici più potenti e feroci che siano mai apparsi sul pianeta terra.
Una squadra di calcio popolare a Ostia non è una cosa da poco. Una città di circa 100mila abitanti che però amministrativamente è uno dei municipi di Roma, e nei fatti una delle sue periferie, con tutte le problematiche del caso. I ritratti cinematografici che ne ha offerto Claudio Caligari ne raccontano un eloquente spaccato, ma del resto la sua storia è la stessa di mille altre periferie d'Italia e del mondo: abbandono delle istituzioni, povertà diffusa, assenza di prospettive per intere generazioni e una presenza fascista non certo maggioritaria, ma radicata nella storia recente. In questo contesto una squadra di calcio come la Spartak Lidense è ossigeno puro: raccogliendo la ricca tradizione di lotte sociali autorganizzate, il progetto porta quella visione del mondo sul campo di calcio, offrendo al territorio un'occasione di protagonismo e partecipazione dal basso.
Il luogo dove la Spartak gioca le partite interne contrasta un po' con il contesto di provenienza: la Polisportiva Centro Giano si trova nell'omonima frazione, qualche chilometro prima di Ostia, divisa dalla via del Mare da Casal Bernocchi. Una piccola enclave di basse villette, per lo più dall'aspetto moderatamente benestante, con una pace e un silenzio ben lontani dalla classica definizione di periferia.
Da quando abbiamo aperto questo sito, ci siamo già occupati in varie occasioni delle squadre di calcio popolare che partecipano ai campionati federali, per adesso dalla Promozione fino alla Terza Categoria. Ma ovviamente il mondo del calcio “minore” non si esaurisce affatto qui: c'è tutto un universo del calcio amatoriale sparso in tutta la penisola, articolato soprattutto nei campionati UISP e CSI, ma non solo. E all'interno di questo ambito non possono certo mancare squadre fondate sull'azionariato popolare e sui valori antifascisti, antirazzisti e antisessisti tipici dello sport popolare. Anzi, questo è sicuramente un universo più intricato per noi da esplorare, in quanto i confini e le caratterizzazioni si fanno sempre più labili: nel calcio amatoriale il concetto di azionariato popolare ad esempio si fa molto più sfumato, essendo moltissime squadre legate a realtà come bar, circoli, dopolavoro, comitive di amici. Quindi di fatto ci saranno migliaia di realtà amatoriali che praticano l'azionariato popolare senza mai averlo deciso consapevolmente, e nei più sperduti campetti della penisola praticano il calcio nella sua accezione più sana, profonda, genuina: la vera antitesi al “calcio moderno”. In questa nostra analisi prenderemo in considerazione alcune realtà amatoriali che oltre all'azionariato popolare portano avanti nello sport quei valori solidali che contraddistinguono tutti i progetti che seguiamo.È chiaro che questa piccola rassegna potrebbe essere incompleta, chiediamo quindi a chi eventualmente dovesse leggere e vedersi “escluso” di avere pietà di noi e anzi di segnalarci tutto ciò che potrebbe essere utile ad allargare il raggio.
Se si pensa al calcio di questo primo scorcio di ventunesimo secolo, non si può non pensare al Barcellona; principalmente per quanto fatto vedere sul campo, dai tanti successi ottenuti meritatamente in tutto il mondo che l'hanno fatta diventare una delle squadre più vincenti di sempre, fino alla nuova idea di calcio espressa dalla squadra che consegnerà sicuramente ai campioni d'Europa in carica quell'immortalità che solo poche altre squadre hanno ottenuto. Inoltre, anche da un punto di vista dirigenziale, non si può certo negare che la società del presidente Josep Maria Bartolomeu rientri a tutti gli effetti nel gotha del calcio, perché in fin dei conti, anche se il g-14 è stato sciolto nel 2008, è indubbio che non tutte le società abbiano lo stesso peso specifico all'interno tanto delle rispettive federazioni, quanto nell'Uefa. Va da sé che, a prescindere dal blocco del mercato decretato dalla FIFA, fa un certo effetto vedere la società azulgrana aprire una sorta di contenzioso contro la federazione europea, di cui lei stessa è uno dei principali pilastri di tutto l'establishment. Sono pochi i fattori che avrebbero potuto generare una situazione simile, anzi nello specifico si tratta di quell'unico sentimento improrogabile e irriducibile per tutto il "Pianeta Barça", dalla dirigenza ai dipendenti, inclusi, ovviamente i tifosi: il nazionalismo catalano.