Da quando abbiamo aperto questo sito, ci siamo già occupati in varie occasioni delle squadre di calcio popolare che partecipano ai campionati federali, per adesso dalla Promozione fino alla Terza Categoria. Ma ovviamente il mondo del calcio “minore” non si esaurisce affatto qui: c'è tutto un universo del calcio amatoriale sparso in tutta la penisola, articolato soprattutto nei campionati UISP e CSI, ma non solo. E all'interno di questo ambito non possono certo mancare squadre fondate sull'azionariato popolare e sui valori antifascisti, antirazzisti e antisessisti tipici dello sport popolare. Anzi, questo è sicuramente un universo più intricato per noi da esplorare, in quanto i confini e le caratterizzazioni si fanno sempre più labili: nel calcio amatoriale il concetto di azionariato popolare ad esempio si fa molto più sfumato, essendo moltissime squadre legate a realtà come bar, circoli, dopolavoro, comitive di amici. Quindi di fatto ci saranno migliaia di realtà amatoriali che praticano l'azionariato popolare senza mai averlo deciso consapevolmente, e nei più sperduti campetti della penisola praticano il calcio nella sua accezione più sana, profonda, genuina: la vera antitesi al “calcio moderno”. In questa nostra analisi prenderemo in considerazione alcune realtà amatoriali che oltre all'azionariato popolare portano avanti nello sport quei valori solidali che contraddistinguono tutti i progetti che seguiamo.È chiaro che questa piccola rassegna potrebbe essere incompleta, chiediamo quindi a chi eventualmente dovesse leggere e vedersi “escluso” di avere pietà di noi e anzi di segnalarci tutto ciò che potrebbe essere utile ad allargare il raggio.
Se si pensa al calcio di questo primo scorcio di ventunesimo secolo, non si può non pensare al Barcellona; principalmente per quanto fatto vedere sul campo, dai tanti successi ottenuti meritatamente in tutto il mondo che l'hanno fatta diventare una delle squadre più vincenti di sempre, fino alla nuova idea di calcio espressa dalla squadra che consegnerà sicuramente ai campioni d'Europa in carica quell'immortalità che solo poche altre squadre hanno ottenuto. Inoltre, anche da un punto di vista dirigenziale, non si può certo negare che la società del presidente Josep Maria Bartolomeu rientri a tutti gli effetti nel gotha del calcio, perché in fin dei conti, anche se il g-14 è stato sciolto nel 2008, è indubbio che non tutte le società abbiano lo stesso peso specifico all'interno tanto delle rispettive federazioni, quanto nell'Uefa. Va da sé che, a prescindere dal blocco del mercato decretato dalla FIFA, fa un certo effetto vedere la società azulgrana aprire una sorta di contenzioso contro la federazione europea, di cui lei stessa è uno dei principali pilastri di tutto l'establishment. Sono pochi i fattori che avrebbero potuto generare una situazione simile, anzi nello specifico si tratta di quell'unico sentimento improrogabile e irriducibile per tutto il "Pianeta Barça", dalla dirigenza ai dipendenti, inclusi, ovviamente i tifosi: il nazionalismo catalano.
Pubblichiamo quest'intervista con una compagna bolognese attiva sia nei movimenti sociali cittadini che nelle palestre popolari, in particolare nella boxe. Il suo racconto mostra come lo sport popolare ottenga già successi belli e importanti contro l'avversario “istituzionale” e votato al professionismo, ma allo stesso tempo le sue riflessioni indicano che la strada da fare è ancora tanta.
Da quanto tempo fai boxe?
Ho iniziato a fare boxe nel 2010 quando al Laboratorio Crash! abbiamo aperto l'esperienza della palestra popolare antirazzista Red Rose. Per me e per tanti ragazzi e ragazze che partecipavano sono sicura che sia stata veramente una prova interessante: approcciarsi a nuovi movimenti che inizialmente si eseguono in modo estremamente goffo e scoordinato in mezzo a tante persone che per lo più non si conoscono, produceva chiaramente grande imbarazzo. Le prime volte tutti tendono a fare gli esercizi a coppie solo con il proprio amico o amica, per lo più dello stesso sesso, o a ricercare qualcuno allo stesso livello, ma alla Red Rose lavoravamo esplicitamente per abbattere questi blocchi e per costruire un ambiente inclusivo e accogliente per chiunque, così piano piano eravamo diventati decisamente un bel gruppo. Ma io venivo dal calcio femminile e dopo qualche mese di palestra ho lasciato per tornare al gioco di squadra. Mi sono tornata ad imbattere nei guanti e nei sacchi ad Aprile 2014 quando, avendo dovuto lasciare Bologna perché colpita dai divieti di dimora per la cacciata della polizia da Piazza Verdi di Maggio 2013, mi sono trasferita insieme agli altri compagni e compagne con le mie stesse misure cautelari a Modena. Un amico di Bologna mi suggerì di andare ad allenarmi alla Boxe Ghirlandina, per ingannare il tempo libero dalla militanza bolognese, e fin dal primo giorno il maestro Silvio Andreola mi ha preso nelle sue grazie.
Pochi giorni fa pubblicavamo la traduzione di un saggio che parlava diffusamente delle radici popolari della squadra e della tifoseria del Celtic Glasgow FC, e del solido legame esistente tra il pianeta-Celtic e la lotta di classe. Neanche a farlo apposta, proprio in questi giorni si sta aggiungendo un nuovo capitolo a questa più che secolare storia di solidarietà sociale e avversione verso ricchi e potenti: si sta infatti diffondendo a macchia d'olio l'adesione dei tifosi ad una petizione volta a rimuovere dal “Board” del club bianco-verde il dirigente Livingston, anzi per la precisione Lord Ian Livingston di Parkhead. Il nome già tradisce origini poco assimilabili a quelle di chi ama il club, ma la sua colpa non è certo solo quella di appartenere ad una famiglia nobile: il Lord di cui sopra deve infatti questa denominazione al fatto di sedere nel Senato del Regno Unito, la Camera dei Lords appunto, che proprio in questi giorni sta votando un provvedimento particolarmente odioso ed antipopolare, in linea del resto con le politiche di austerità in voga in tutti i paesi europei.