Una partita degna di categorie superiori, sia in campo che sugli spalti, quella che si è giocata alle 14.30 di domenica al campo di San Donnino, paese appena fuori Firenze, diventatone di fatto periferia, che ospita le partite interne del Centro Storico Lebowski e si spera che presto possa diventare la sua casa definitiva. Ma andiamo con ordine.
La partita mette in palio tre punti che pesano come macigni: il girone B è infatti equilibratissimo, salvo la capolista Aglianese (società dal passato nobile, nel 2002 militava ancora in C2) già in fuga. Per capirci, i grigioneri arrivano al match al sesto posto, gli avversari del Seano sono terzi ma hanno solo un punto in più, insomma infuria la bagarre in zona playoff. La partita non tradisce le aspettative di match tra squadre con ambizioni serie: non tantissime le chiare occasioni da gol, ma entrambe le squadre “giocano al calcio”, con una buona organizzazione tattica, trame di gioco visibili, concentrazione e grande intensità fisica. Roba che in queste categorie non si vede ogni domenica.
Una terra da sempre contesa e martoriata, che dal 1948 sta vivendo la fase “moderna” della sua immane sofferenza. Dalla nascita dello Stato d'Israele infatti non c'è più stata pace per il popolo palestinese: una continua ed estremamente aggressiva offensiva imperialista, che è costata fiumi di sangue e ha portato i territori palestinesi a diventare piccole isole scollegate tra loro e soffocate dagli insediamenti abusivi dei coloni israeliani e dalle continue offensive militari dell'esercito sionista, finalizzate a difendere quello che loro chiamano il “diritto di Israele ad esistere in sicurezza” e in realtà non è nient'altro che espansionismo militare, pulizia etnica e sottomissione politica. I milioni di profughi palestinesi, concentrati soprattutto nei paesi limitrofi, la discriminazione dei palestinesi con cittadinanza israeliana (una vera e propria apartheid), lo smembramento dei territori palestinesi, il continuo martirio a cui è esposta la Striscia di Gaza, rendono quanto mai complicata la conservazione di un'identità nazionale. Tuttavia, la coscienza di essere un popolo oppresso e la determinazione nel voler raggiungere la libertà hanno sempre spinto i palestinesi a lottare, anche quando i rapporti di forza sono stati improponibili: pietre contro carri armati, manifestazioni contro missili al fosforo bianco, e adesso coltelli contro un intero esercito armato fino ai denti. Praticamente un intero popolo che, armato solo della propria dignità, continua a sfidare uno dei nemici più potenti e feroci che siano mai apparsi sul pianeta terra.
Una squadra di calcio popolare a Ostia non è una cosa da poco. Una città di circa 100mila abitanti che però amministrativamente è uno dei municipi di Roma, e nei fatti una delle sue periferie, con tutte le problematiche del caso. I ritratti cinematografici che ne ha offerto Claudio Caligari ne raccontano un eloquente spaccato, ma del resto la sua storia è la stessa di mille altre periferie d'Italia e del mondo: abbandono delle istituzioni, povertà diffusa, assenza di prospettive per intere generazioni e una presenza fascista non certo maggioritaria, ma radicata nella storia recente. In questo contesto una squadra di calcio come la Spartak Lidense è ossigeno puro: raccogliendo la ricca tradizione di lotte sociali autorganizzate, il progetto porta quella visione del mondo sul campo di calcio, offrendo al territorio un'occasione di protagonismo e partecipazione dal basso.
Il luogo dove la Spartak gioca le partite interne contrasta un po' con il contesto di provenienza: la Polisportiva Centro Giano si trova nell'omonima frazione, qualche chilometro prima di Ostia, divisa dalla via del Mare da Casal Bernocchi. Una piccola enclave di basse villette, per lo più dall'aspetto moderatamente benestante, con una pace e un silenzio ben lontani dalla classica definizione di periferia.
Da quando abbiamo aperto questo sito, ci siamo già occupati in varie occasioni delle squadre di calcio popolare che partecipano ai campionati federali, per adesso dalla Promozione fino alla Terza Categoria. Ma ovviamente il mondo del calcio “minore” non si esaurisce affatto qui: c'è tutto un universo del calcio amatoriale sparso in tutta la penisola, articolato soprattutto nei campionati UISP e CSI, ma non solo. E all'interno di questo ambito non possono certo mancare squadre fondate sull'azionariato popolare e sui valori antifascisti, antirazzisti e antisessisti tipici dello sport popolare. Anzi, questo è sicuramente un universo più intricato per noi da esplorare, in quanto i confini e le caratterizzazioni si fanno sempre più labili: nel calcio amatoriale il concetto di azionariato popolare ad esempio si fa molto più sfumato, essendo moltissime squadre legate a realtà come bar, circoli, dopolavoro, comitive di amici. Quindi di fatto ci saranno migliaia di realtà amatoriali che praticano l'azionariato popolare senza mai averlo deciso consapevolmente, e nei più sperduti campetti della penisola praticano il calcio nella sua accezione più sana, profonda, genuina: la vera antitesi al “calcio moderno”. In questa nostra analisi prenderemo in considerazione alcune realtà amatoriali che oltre all'azionariato popolare portano avanti nello sport quei valori solidali che contraddistinguono tutti i progetti che seguiamo.È chiaro che questa piccola rassegna potrebbe essere incompleta, chiediamo quindi a chi eventualmente dovesse leggere e vedersi “escluso” di avere pietà di noi e anzi di segnalarci tutto ciò che potrebbe essere utile ad allargare il raggio.