Se si pensa al calcio di questo primo scorcio di ventunesimo secolo, non si può non pensare al Barcellona; principalmente per quanto fatto vedere sul campo, dai tanti successi ottenuti meritatamente in tutto il mondo che l'hanno fatta diventare una delle squadre più vincenti di sempre, fino alla nuova idea di calcio espressa dalla squadra che consegnerà sicuramente ai campioni d'Europa in carica quell'immortalità che solo poche altre squadre hanno ottenuto. Inoltre, anche da un punto di vista dirigenziale, non si può certo negare che la società del presidente Josep Maria Bartolomeu rientri a tutti gli effetti nel gotha del calcio, perché in fin dei conti, anche se il g-14 è stato sciolto nel 2008, è indubbio che non tutte le società abbiano lo stesso peso specifico all'interno tanto delle rispettive federazioni, quanto nell'Uefa. Va da sé che, a prescindere dal blocco del mercato decretato dalla FIFA, fa un certo effetto vedere la società azulgrana aprire una sorta di contenzioso contro la federazione europea, di cui lei stessa è uno dei principali pilastri di tutto l'establishment. Sono pochi i fattori che avrebbero potuto generare una situazione simile, anzi nello specifico si tratta di quell'unico sentimento improrogabile e irriducibile per tutto il "Pianeta Barça", dalla dirigenza ai dipendenti, inclusi, ovviamente i tifosi: il nazionalismo catalano.
Pubblichiamo quest'intervista con una compagna bolognese attiva sia nei movimenti sociali cittadini che nelle palestre popolari, in particolare nella boxe. Il suo racconto mostra come lo sport popolare ottenga già successi belli e importanti contro l'avversario “istituzionale” e votato al professionismo, ma allo stesso tempo le sue riflessioni indicano che la strada da fare è ancora tanta.
Da quanto tempo fai boxe?
Ho iniziato a fare boxe nel 2010 quando al Laboratorio Crash! abbiamo aperto l'esperienza della palestra popolare antirazzista Red Rose. Per me e per tanti ragazzi e ragazze che partecipavano sono sicura che sia stata veramente una prova interessante: approcciarsi a nuovi movimenti che inizialmente si eseguono in modo estremamente goffo e scoordinato in mezzo a tante persone che per lo più non si conoscono, produceva chiaramente grande imbarazzo. Le prime volte tutti tendono a fare gli esercizi a coppie solo con il proprio amico o amica, per lo più dello stesso sesso, o a ricercare qualcuno allo stesso livello, ma alla Red Rose lavoravamo esplicitamente per abbattere questi blocchi e per costruire un ambiente inclusivo e accogliente per chiunque, così piano piano eravamo diventati decisamente un bel gruppo. Ma io venivo dal calcio femminile e dopo qualche mese di palestra ho lasciato per tornare al gioco di squadra. Mi sono tornata ad imbattere nei guanti e nei sacchi ad Aprile 2014 quando, avendo dovuto lasciare Bologna perché colpita dai divieti di dimora per la cacciata della polizia da Piazza Verdi di Maggio 2013, mi sono trasferita insieme agli altri compagni e compagne con le mie stesse misure cautelari a Modena. Un amico di Bologna mi suggerì di andare ad allenarmi alla Boxe Ghirlandina, per ingannare il tempo libero dalla militanza bolognese, e fin dal primo giorno il maestro Silvio Andreola mi ha preso nelle sue grazie.
Pochi giorni fa pubblicavamo la traduzione di un saggio che parlava diffusamente delle radici popolari della squadra e della tifoseria del Celtic Glasgow FC, e del solido legame esistente tra il pianeta-Celtic e la lotta di classe. Neanche a farlo apposta, proprio in questi giorni si sta aggiungendo un nuovo capitolo a questa più che secolare storia di solidarietà sociale e avversione verso ricchi e potenti: si sta infatti diffondendo a macchia d'olio l'adesione dei tifosi ad una petizione volta a rimuovere dal “Board” del club bianco-verde il dirigente Livingston, anzi per la precisione Lord Ian Livingston di Parkhead. Il nome già tradisce origini poco assimilabili a quelle di chi ama il club, ma la sua colpa non è certo solo quella di appartenere ad una famiglia nobile: il Lord di cui sopra deve infatti questa denominazione al fatto di sedere nel Senato del Regno Unito, la Camera dei Lords appunto, che proprio in questi giorni sta votando un provvedimento particolarmente odioso ed antipopolare, in linea del resto con le politiche di austerità in voga in tutti i paesi europei.
Arrivati alla fine di ottobre, con quasi tutti i campionati già iniziati, alcuni dei quali già con varie giornate alle spalle, è giunto il momento di tracciare una prima analisi dell'andamento delle compagini di calcio popolare. In generale, non è stato un inizio in discesa: pesa il fatto che molte squadre vengono da promozioni nella scorsa stagione, e quindi si trovano nel non facile ruolo di neopromosse nella categoria superiore. Quindi diciamo che i giudizi, oltre ad essere giocoforza parziali visto che siamo a inizio stagione, devono anche tener conto delle condizioni oggettive: il calcio popolare avanza, ma gli avversari, e ci mancherebbe altro, non regalano niente. Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio.
In Promozione, il Quartograd parte con l'obiettivo dichiarato di fare un campionato di vertice, dimostrando una consapevolezza nei propri mezzi e una fiducia veramente notevoli. E in effetti la realtà non è molto lontana dalle intenzioni: nonostante qualche passo falso, dopo 7 giornate i rossoblu si trovano a soli due punti dalla zona playoff in un girone molto equilibrato, e con il rendimento crescente di chi pian piano si sta abituando alla categoria. Nell'equivalente campionato calabrese invece fatica molto la Brutium Cosenza: con soli due punti si trova al penultimo posto nel girone A, ma il campionato è lungo e la salvezza è un obiettivo assolutamente alla portata dei neopromossi silani.