Pubblichiamo quest'intervista con una compagna bolognese attiva sia nei movimenti sociali cittadini che nelle palestre popolari, in particolare nella boxe. Il suo racconto mostra come lo sport popolare ottenga già successi belli e importanti contro l'avversario “istituzionale” e votato al professionismo, ma allo stesso tempo le sue riflessioni indicano che la strada da fare è ancora tanta.
Da quanto tempo fai boxe?
Ho iniziato a fare boxe nel 2010 quando al Laboratorio Crash! abbiamo aperto l'esperienza della palestra popolare antirazzista Red Rose. Per me e per tanti ragazzi e ragazze che partecipavano sono sicura che sia stata veramente una prova interessante: approcciarsi a nuovi movimenti che inizialmente si eseguono in modo estremamente goffo e scoordinato in mezzo a tante persone che per lo più non si conoscono, produceva chiaramente grande imbarazzo. Le prime volte tutti tendono a fare gli esercizi a coppie solo con il proprio amico o amica, per lo più dello stesso sesso, o a ricercare qualcuno allo stesso livello, ma alla Red Rose lavoravamo esplicitamente per abbattere questi blocchi e per costruire un ambiente inclusivo e accogliente per chiunque, così piano piano eravamo diventati decisamente un bel gruppo. Ma io venivo dal calcio femminile e dopo qualche mese di palestra ho lasciato per tornare al gioco di squadra. Mi sono tornata ad imbattere nei guanti e nei sacchi ad Aprile 2014 quando, avendo dovuto lasciare Bologna perché colpita dai divieti di dimora per la cacciata della polizia da Piazza Verdi di Maggio 2013, mi sono trasferita insieme agli altri compagni e compagne con le mie stesse misure cautelari a Modena. Un amico di Bologna mi suggerì di andare ad allenarmi alla Boxe Ghirlandina, per ingannare il tempo libero dalla militanza bolognese, e fin dal primo giorno il maestro Silvio Andreola mi ha preso nelle sue grazie.
Pochi giorni fa pubblicavamo la traduzione di un saggio che parlava diffusamente delle radici popolari della squadra e della tifoseria del Celtic Glasgow FC, e del solido legame esistente tra il pianeta-Celtic e la lotta di classe. Neanche a farlo apposta, proprio in questi giorni si sta aggiungendo un nuovo capitolo a questa più che secolare storia di solidarietà sociale e avversione verso ricchi e potenti: si sta infatti diffondendo a macchia d'olio l'adesione dei tifosi ad una petizione volta a rimuovere dal “Board” del club bianco-verde il dirigente Livingston, anzi per la precisione Lord Ian Livingston di Parkhead. Il nome già tradisce origini poco assimilabili a quelle di chi ama il club, ma la sua colpa non è certo solo quella di appartenere ad una famiglia nobile: il Lord di cui sopra deve infatti questa denominazione al fatto di sedere nel Senato del Regno Unito, la Camera dei Lords appunto, che proprio in questi giorni sta votando un provvedimento particolarmente odioso ed antipopolare, in linea del resto con le politiche di austerità in voga in tutti i paesi europei.
Arrivati alla fine di ottobre, con quasi tutti i campionati già iniziati, alcuni dei quali già con varie giornate alle spalle, è giunto il momento di tracciare una prima analisi dell'andamento delle compagini di calcio popolare. In generale, non è stato un inizio in discesa: pesa il fatto che molte squadre vengono da promozioni nella scorsa stagione, e quindi si trovano nel non facile ruolo di neopromosse nella categoria superiore. Quindi diciamo che i giudizi, oltre ad essere giocoforza parziali visto che siamo a inizio stagione, devono anche tener conto delle condizioni oggettive: il calcio popolare avanza, ma gli avversari, e ci mancherebbe altro, non regalano niente. Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio.
In Promozione, il Quartograd parte con l'obiettivo dichiarato di fare un campionato di vertice, dimostrando una consapevolezza nei propri mezzi e una fiducia veramente notevoli. E in effetti la realtà non è molto lontana dalle intenzioni: nonostante qualche passo falso, dopo 7 giornate i rossoblu si trovano a soli due punti dalla zona playoff in un girone molto equilibrato, e con il rendimento crescente di chi pian piano si sta abituando alla categoria. Nell'equivalente campionato calabrese invece fatica molto la Brutium Cosenza: con soli due punti si trova al penultimo posto nel girone A, ma il campionato è lungo e la salvezza è un obiettivo assolutamente alla portata dei neopromossi silani.
Ne avevamo già parlato nella puntata di domenica scorsa andata in onda su "Radio Onda Rossa" de "La mischia", ma quello che sta succedendo nel calcio inglese, e soprattutto sui suoi spalti merita un ulteriore approfondimento, non fosse altro per la sommatoria di vicende che si stanno abbattendo su quello che per anni ci era stato propinato come un modello vincente e immutabile per massimizzare la bellezza (e soprattutto i profitti) del "gioco più bello del mondo" nella sua patria d'origine.
Così, di punto in bianco, la "Gazzetta dello Sport", uno dei principali sponsor del modello inglese, fa l'agghiacciante scoperta che oltremanica esistono ancora gli hooligans. Naturalmente, in maniera del tutto conforme alle norme vigenti nel giornalismo nostrano, questo scoop del quotidiano rosa, non è avvenuto dopo un'indagine sul campo, ma solo attraverso la visione di alcuni documentari firmati "Bbc Three" in cui prendono direttamente parola i membri di varie firm inglesi che testimoniano quanto fossero superficiali le analisi di coloro che ne avevano già recitato il "De prufundis", cosa che chi non si era precedentemente limitato ad accettare acriticamente le opinioni dei soloni del giornalismo sportivo italiano e dei professionisti della sicurezza, aveva già ampiamente compreso; ma l'ammissione di ciò da parte dei media main-stream assesta un duro colpo ai propugnatori del modello inglese nel nostro paese.