Le strade di Dakar sono ancora in ostaggio dei festeggiamenti, grazie all’impresa dei “Leoni del Teranga”, capaci di alzare al cielo per la prima volta la Coppa d’Africa dopo una partita tiratissima, risolta solo alla roulette dei calci di rigore contro l’Egitto, certificando a tutti gli effetti anche il ritorno dei Faraoni tra le grandi del continente.
Merito di una grande squadra e del suo condottiero, Aliou Cissè, battistrada di una pattuglia di ben 18 tecnici africani su 25 (il Malawi si è presentato con una coppia in panchina) che se da un lato è indicativo dei progressi fatti dagli allenatori africani nel corso degli ultimi decenni; dall’altro è un parziale contraltare della diaspora calcistica (fiera riproduzione delle logiche neocolonialistiche) che depaupera il Continente nero di gran parte dei suoi talenti restituendogli - con qualche validissima eccezione - calciatori di seconda o terza fascia.
Il Rayo Vallecano di Madrid ha scritto un piccolo tassello della sua quasi centenaria storia. Mercoledì scorso, 2 febbraio 2022, la squadra del sud est di Madrid si è qualificata alle semifinali di Copa del Rey. Un traguardo storico per la squadra di Iraola, raggiunto per la prima volta dopo 40 anni.
Il Rayo (“folgore in spagnolo”) è stato fondato il 29 maggio 1924 con il nome di Agrupación Deportiva El Rayo. Poco dopo si decise di modificare il nome del club, che diventò Agrupación Deportiva Rayo Vallecano, e di adottare come stemma quello del distretto di Vallecas, nella parte sud orientale e, da sempre, uno dei più ribelli della capitale spagnola.
Da grande appassionato di storia, mi ha sempre sedotto l’idea di poter viaggiare nel tempo. Avere la capacità, attraverso una macchina spazio-temporale, di rivivere epoche remote potendone cambiare, magari, il corso degli eventi. Questa utopica visione è condensata in un passaggio della celebre pellicola americana Ritorno al futuro, dove uno dei protagonisti spiega come esistano dei momenti capaci di invertire il cosiddetto “continuum tempo-spazio”: la linea del tempo che se deviata dal suo corso naturale, modifica la traiettoria delle nostre esistenze.
Ci risiamo, con la nuova ondata legata alla variante Omicron registrata in questo inizio 2022, a pagare un prezzo alto sono i tifosi di calcio che ogni domenica si recano allo stadio. Dopo una prima riduzione della capienza degli impianti sportivi al 50% infatti, decisa con il dpcm del 31 dicembre scorso, pochi giorni fa il governo di Maro Draghi, rispetto al quale l’appellativo “dei migliori” sembra di giorno in giorno sempre più tragicomico, ha fatto pressioni affinché gli stadi venissero chiusi, o al massimo fossero aperti a 5000 spettatori per ogni partita che sarà giocata tra il 15 gennaio e il 5 febbraio 2022, opzione che è poi stata avallata dalla Lega Calcio.