Vi proponiamo questa traduzione dal sito francese Caviar magazine che racconta e descrive l’anima popolare della tifoseria dell’Atletico Madrid, che al netto di una svolta riconducibile all’estrema destra del suo principale gruppo ultras (anche se il Frente in realtà nasce a sinistra, per poi diventare apertamente di destra solo dopo il 2000 in seguito a un’operazione simile a quella avvenuta anche in alcune grandi curve italiane nello stesso periodo), e a prescindere dalla minoranza organizzata dei gruppi e dall’esistenza del Rayo Vallecano (che rappresenta però uno specifico quartiere), resta tendenzialmente la tifoseria popolare di Madrid.
Criticato per il suo stile di gioco difensivo e il suo scarno palmares, il club di Madrid è comunque a tutti gli effetti una “grande europea”. Ma essere un tifoso dell'Atletico Madrid non riguarda solo la partita della domenica, si tratta di abbracciare uno stile di vita a tutti gli effetti. Orgoglioso di coltivare la sua differenza rispetto a Real e Barcelona.
Man mano che ci si inoltra lungo la litoranea jonica calabrese, tra i tanti paesi che si attraversano, c’è Siderno. È proprio qui, in un albergo del piccolo paese, che nella primavera del 1997 è riunito il gotha della ’ndrangheta. Il summit non prevede la spartizione di nuove fette di territorio, o di intessere nuove alleanze. All’ordine del giorno si discute la promozione del Crotone calcio in Serie C2. Il 10 maggio, per la prima volta nella loro storia i pitagorici accedono di diritto nel calcio professionistico.
La vittoria del campionato avvenuto dopo uno scialbo pareggio è stata definita dalle famiglie Cordì di Locri e Vrenna di Crotone in cambio di uno stock di bazooka e kalashnikov.
È questo l’inquietante affresco criminale che affiora dalle parole del pentito Giovanni Marino, e che mette a nudo un intreccio incestuoso tra due mondi apparentemente lontani.
Ci sono certe storie che per quanto siano sorprendenti si ritrovano scaraventate fuori (o nel migliore dei casi, relegate all’angolo) dalla storiografia ufficiale.
Prima del crollo di Wall Street e dell’innalzamento a dogma del consumismo mediante lo shopping compulsivo di noi comuni mortali che ormai possiamo fare acquisti solo quando gli sconti superano la nostra fantasia, per “Black Friday” si intendeva una delle giornate più aspre dell’Inghilterra di inizio Novecento. Infatti il venerdì 18 novembre del 1910 fu segnato da scontri anche abbastanza cruenti tra le forze dell’ordine e 300 militanti della Women’s Social and Political Union (WSPU) che, una volta appreso che per l’ennesima volta il parlamento inglese non avrebbe discusso dell’allargamento del suffragio alle donne, decisero di dirigersi verso di esso, in piccoli gruppi, per far sentire la loro protesta.
Miguel Angel Cotto compie oggi 41 anni: fa il promoter, ogni tanto gioca a golf, ma è difficile non immaginarlo sempre e comunque testa a testa al centro del ring.
Questo perché il pugile portoricano, nonostante gli anni che passano, ha lasciato nei cuori degli appassionati un ricordo indelebile.
Frammenti e immagini mai sfocate – piuttosto nitide e lucenti – di un atleta capace solo di avanzare, accorciare la distanza, lavorare al corpo con geometriche serie gancio-montante ed estenuanti sotto-sopra, ingaggiare battaglie all’arma bianca contro chiunque.
Generoso, coraggioso, maestro del corpo a corpo, nei diciassette anni da professionista Cotto è stato capace di accettare tutti gli incontri proposti, di rifiutare ogni calcolo strategico.
Non si è mai risparmiato, non si è mai “scelto” un avversario di comodo, ha solo voluto, sempre e comunque, combattere i migliori.