È vero, il Mondiale di calcio femminile francese è finito già da qualche settimana e le analisi tecniche sono state anche abbondanti, tante persone che prima snobbavano il calcio femminile hanno cominciato a ricredersi vedendo un percorso intrapreso che ha cominciato a portare i primi risultati. Naturalmente non ci riferiamo alle questioni da fatturato auspicate dalla FIFA, ma a dati magari passati in sordina che la dicono lunga su come stia crescendo l’intero movimento: ad esempio il fatto non proprio trascurabile che, se all’inizio della competizione su ventiquattro squadre solo otto erano allenate da donne, ai quarti di finale tra le otto superstiti ben cinque avevano una donna come ct.
Proprio per questo abbiamo pensato di parlarvi del profilo di quattro atlete che alle qualità sul rettangolo verde hanno abbinato quelle al di fuori dello sport.
Sabato 6 luglio si è tenuta la quarta edizione del Torneo di calcio antirazzista di Bruxelles: scriviamo queste poche righe per condividere qualche elemento di questo percorso.
Iniziamo ringraziando chi ci ha concesso questo spazio su sportpopolare.it, riferimento per chi, come noi, porta avanti delle pratiche di sport popolare ovunque si trovi. Con Sport popolare ci siamo incontrati a Parigi nel gennaio di quest’anno, in occasione di un’assemblea a cui siamo stati invitati insieme ad altre realtà francesi, italiane e belghe, per scambiare le rispettive esperienze di sport popolare. L’evento, organizzato dai compagni e le compagne del MFC 1871, ci ha permesso una piacevole trasferta a Parigi, descritta benissimo qua.
Si fa in fretta a dire che lo sport e la politica dovrebbero restare separati su due piani che non devono mischiarsi mai. Peccato che a ben vedere chi propugna queste tesi lo fa spesso e volentieri (per non dire sempre) in malafede e anche il caso di cui vi stiamo per raccontare non fa eccezione.
Mercoledì scorso si sarebbe dovuta disputare la finale di ritorno della Palestine Cup, una delle principali competizioni calcistiche per il popolo palestinese, tra il Markez Balata (vincitore della Lega Nazionale Maschile del Nord, quella della Cisgiordania) e il Khadamat Rafah, (vincitore di quella del Sud, vale a dire i territori della striscia di Gaza) terminata per uno a uno all’andata, ma questa partita non si è mai disputata.
Cento anni fa, il calcio femminile ha vissuto una prima età dell’oro, interrotta da uomini preoccupati di vedere queste donne mettere in discussione le basi della dominazione maschile.
Il 17 marzo, 60.739 persone hanno partecipato alla partita di calcio femminile tra l’Atletico Madrid e l’FC Barcelona. Un record assoluto per una partita di calcio femminile. Il culmine di un lento ma inesorabile aumento nell’afflusso del calcio femminile sin dalla sua creazione? Per niente! Il precedente record di presenze risale al... 1920, quando le “Dick Kerr Ladies” affrontavano le St. Helen’s Ladies a Liverpool. Lo stadio del Goodison Park ha ospitato circa 53.000 persone!
Questo è forse sorprendente oggi, ma il calcio femminile è stato un enorme successo nei vent’anni trascorsi dopo la codificazione del calcio moderno (1860). Una parentesi incantata alla quale gli uomini hanno messo fine, affinché il calcio rimanesse la loro riserva, sullo sfondo di lotte per l’uguaglianza dei diritti, come ha brillantemente raccontato al giornalista Michael Correia nel suo libro Una storia popolare del calcio.