Il campo è appena fuori città, dove inizia la campagna, non lontano dal casello di Lucca Est. In questo primo anno di attività della Calcistica Popolare Trebesto, è proprio quello del campo uno dei problemi più stringenti, perché questo non è nemmeno quello definitivo, la squadra dovrebbe spostarsi su un altro terreno sul quale però ci sono dei lavori in corso che non si sa quando finiranno. L’anno prossimo dovrebbero esserci dei nuovi bandi, e l’obiettivo è quello di assicurarsi insieme ad altre società l’assegnazione di uno dei pochi impianti della zona dotati di tribune. In effetti il campo sportivo dà proprio l’idea della provvisorietà, la tribuna consiste in un gradone di cemento che corre lungo una delle fasce laterali, e nulla più. Il bar c’è solo grazie ai ragazzi e alle ragazze in giallonero, un gazebo che fornisce birra e campari, del resto anche un pochino di autofinanziamento non guasta mai. Fortunatamente il clima funge da frigorifero naturale.
Dopo il diluvio di successi della passata stagione, con ben undici promozioni tra le squadre di cui seguiamo il cammino, è normale che i cicli delle stagioni calcistiche riservino poi anche annate in cui bisogna stringere i denti, consolidare le posizioni, lavorare al passo successivo senza rischiare di farne subito uno indietro. Vista in quest’ottica, la stagione in corso sembra tutt’altro che negativa, sicuramente c’è chi ha incontrato campionati molto più duri di prima, ma sembrano anche delinearsi alcune possibili e belle soddisfazioni. La pausa natalizia, che segna – più o meno – la metà del percorso, offre un’ottima occasione per una bella panoramica fatta con un po’ di calma.
Gaza, oggigiorno, passa agli onori della cronaca come un territorio in cui avvengono violenze quotidiane. Da alcuni mesi oramai, durante quella che è conosciuta come “Grande Marcia del Ritorno”, non passa venerdì in cui non arrivino in Occidente notizie di morti tra i palestinesi. Per questa e per altre ragioni la Striscia può essere considerata una delle zone più dure del mondo sotto vari punti di vista. Proprio qui, infatti, lo stato di Israele mostra più chiaramente il suo lato guerrafondaio ed il suo ideale imperialista dilagante. Anche in una situazione del genere, però, non mancano le storie militanti da raccontare. Una di queste ci interessa in particolare visto che può rientrare a pieno titolo nell'ambito del cosiddetto sport popolare.
Il Palestino ha ricevuto, alla vigilia della finale, una lettera di appoggio del presidente palestinese Mahmoud Abbas, nella quale quest’ultimo esprime l’orgoglio del suo popolo, perché sente come un proprio successo il fatto che questa squadra trionfi. Nella prossima stagione disputeranno la Coppa Libertadores.
L’immagine di copertina raffigura il Celtic Park, lo stadio del Celtic Glasgow dove è abituale vedere bandiere palestinesi.
Omar cammina con le mani in tasca. È già buio. Fa freddo in Cisgiordania la notte del 14 dicembre 2008. Ma Omar si è già lasciato alle spalle l’ostacolo più difficile: fortunatamente, ha perduto soltanto le due ore previste aspettando al checkpoint. Una raucedine, l’intonazione sbagliata, aprire o chiudere un occhio oltre ciò che appare normale, o il semplice malumore del poliziotto israeliano, avrebbero potuto lasciarlo sequestrato lì per varie ore. Ma non è stato così, e si accende una sigaretta come personale festeggiamento. Gli rimane mezz’ora di camminata per raggiungere Ramallah. Il vento secco fa in modo che la sigaretta si consumi rapidamente. Pensa di accenderne un’altra, ma poi preferisce conservarla.