Il 20 novembre prossimo prenderà il via la ventiduesima edizione della Fifa World Cup. L'anomala data di inizio della competizione è stata decisa perché nel paese ospitante, il Qatar, durante l'estate non è possibile giocare delle partite di calcio “normali” visto che le temperature, a quelle latitudini, raggiungono anche i 50 gradi centigradi.
Con l'avvicinarsi della partita inaugurale dovrebbe esserci una grande euforia di fronte alla partenza della più importante competizione calcistica a livello globale che riesce a tenere attaccati allo schermo della televisione centinaia di milioni di appassionati in ogni angolo del globo. L'edizione qatariota, però, non sembra aver sortito lo stesso entusiasmo.
Il grande evento, almeno finora, è stato praticamente snobbato dalla comunicazione calcistica mainstream. Un silenzio che molto probabilmente è figlio del fatto che questa edizione della Coppa del mondo stravolgerà il regolare svolgimento dei campionati in molti paesi del globo.
Com’è giusto che sia, anche questa edizione degli Europei di basket maschile, vinti dalla Spagna in finale contro la Francia, resterà impressa nella memoria collettiva degli amanti del gioco e non solo – per via degli avvenimenti extra cestistici – e andrà ad arricchire quell’album di memorie che riesce non solo a storicizzare lo sport, ma di fatto allo stesso tempo a renderlo mitico.
Il 6 agosto 1962 in Giamaica non fu una data come le altre. Era infatti in quel giorno che per le strade di Kingston, la capitale della piccola isola del Mar dei Caraibi, si riversavano migliaia di locali pronti a festeggiare.
Lo stato poco a sud di Cuba diventava indipendente dopo un periodo di dominazione straniera durato oltre 450 anni. Uno storico pezzo ska, come Forward March di Derrick Morgan, accompagnò quel giorno di feste per le strade di Kingston.
La Giamaica era diventata una colonia spagnola nel 1509: fu una una delle prime nazioni caraibiche ad essere conquistata in quella zona che venne descritta con il termine “nuovo mondo”. Nel 1655 arrivarono gli inglesi, che avevano sconfitto gli iberici al termine della cosiddetta guerra anglo-spagnola.
Cos’è il rugby popolare? Di cosa parliamo? E quant’è diffuso? Prima di descriverne la geografia, molto variegata e sparsa tra diverse regioni italiane, è importante tracciare il profilo di questo mondo. Negli ultimi 25 anni, a causa della visibilità mediatica sorta dopo i successi della nazionale maschile negli anni ’90, c’è stata una crescita del rugby che è uscito dalla dimensione di nicchia tipica degli sport minori nel nostro paese. Parole come touche o placcaggio sono entrate nel gergo di chi segue lo sport e delle famiglie che hanno introdotto la palla ovale nella propria vita. Fino all’inizio del XXI secolo si approcciava alla palla ovale solo chi era già dentro questo mondo, con lo nascita di dinastie come i Francescato o i Fusco, oppure in località dove si era costruita una tradizione, come Rovigo, l’Aquila e Piacenza. Città normalmente fuori dai grandi giri dello sport che avevano trovato, per un motivo o per un altro, nel rugby la propria dimensione.