Lo scorso fine settimana ha segnato l’inizio del campionato per alcune delle categorie in cui sono impegnate le compagini popolari che anche quest’anno ci apprestiamo a seguire domenica dopo domenica, nella speranza che le sfide sempre più difficili che ci si troverà ad affrontare possano essere un’ulteriore tappa di crescita e consolidamento. Quella appena trascorsa è stata infatti una stagione colma di successi e soddisfazioni, con ben undici promozioni tra le squadre inserite nella nostra schedina. L’entusiasmo è quindi del tutto appropriato, ma altrettanto importante è la consapevolezza che adesso c’è da resistere, da mettere radici nelle categorie conquistate senza farsi travolgere dalle maggiori difficoltà. Ci sarà da sudare e da non perdersi d’animo, saranno da festeggiare anche le salvezze e non solo le promozioni, ma chissà che almeno qualche compagine non possa regalarci un’ennesima pazzesca impresa. Andiamo quindi a vedere la consueta panoramica di inizio stagione, partendo dalle categorie superiori, dove troviamo progetti magari meno “puri” dal punto di vista dell’azionariato popolare, dell’organizzazione societaria e del rapporto con i finanziatori, ma che portano avanti molti dei valori che li accomunano ai progetti popolari che seguiamo da più tempo.
Per gli appassionati di calcio che abbiano più di 25 anni, sentire il nome Castel di Sangro genera un piacevole sussulto. Come dimenticare infatti quella squadra giallorossa che dal ’96 al ‘98 si affacciò per due stagioni in Serie B, e nel ’99 arriva agli ottavi di Coppa Italia con tanto di match di Coppa Italia contro l’Inter? Questo piccolo paese di confine tra Abruzzo e Molise, dotato da allora di un paradossale stadio da 8.000 posti per un totale di 6.000 abitanti, rappresenta oggi una delle realtà emergenti più interessanti nella galassia del calcio popolare.
Un nuovo spauracchio si aggira all’interno degli stadi italiani in questa vigilia di nuova stagione. L’ultima trovata, per quanto non molto “a sorpresa”, del sistema-calcio italiano nell’ottica di normalizzare definitivamente la figura del tifoso, a uso e consumo del meccanismo di profitto economico e dell’onnipotenza delle società e dei presidenti in particolare. L’istituzione dei “codici di gradimento” o “codici etici”, obbligatori per ogni società professionistica, era la conseguenza prevedibile del percorso di abolizione della Tessera del tifoso iniziato la stagione scorsa. Illudersi che non ci sarebbero stati nuovi provvedimenti sarebbe stato davvero sciocco. Senza dubbio alcuni effetti positivi ci sono stati: tutti hanno ricominciato a viaggiare in trasferta, sono tornati i tamburi. Questo non per bontà della controparte, ma solo perché hanno registrato un sonoro fallimento, con gli stadi svuotati proprio di quelle “famigliole” che tanto dicevano di voler fidelizzare. E quindi adesso si inaugura una stagione diversa, sempre all’insegna del tentativo di fare del tifoso un cliente da supermercato e di non permettergli alcuna autonomia di pensiero e di azione individuale o collettiva.
L’impressione di molti è che la Colombia abbia abbandonato troppo presto questi Mondiali per il potenziale che aveva a disposizione, vittima forse della sfortuna per via dell’infortunio del loro uomo più rappresentativo James Rodriguez, o secondo qualcun altro per colpa dell’arbitraggio nell’ottavo di finale contro l’Inghilterra, comunque i “cafeteros” hanno venduto cara la pelle facendosi valere, come pure attestano le migliaia di persone che hanno ugualmente atteso il rientro della nazionale a casa per tributargli comunque un ringraziamento per non essersi risparmiati e aver onorato il paese.