Con l’imminente arrivo dei Mondiali di calcio, soprattutto per chi, come noi calciofili di tutta la penisola, sarà relegato al ruolo di “spettatore” non interessato, le analisi sulle implicazioni extra-agonistiche del calcio internazionale si sprecano. Infatti, tra un ricorso a quelle categorie che ormai abbiamo perfettamente metabolizzato (dal “soft power” allo “sport washing”) e l’altro, anche attraverso queste pagine è stato più volte sostenuto il concetto che l’acquisizione di legittimità di uno stato o del suo nuovo protagonismo sullo scacchiere politico passi inevitabilmente anche dal pianeta calcio.
Allo stesso tempo, in maniera perfettamente speculare, il calcio può diventare anche il veicolo per far conoscere e per rilanciare le velleità indipendentiste sparse qua e là per il pianeta; è proprio in quest’ottica che sono nati i mondiali per le nazionali degli stati non riconosciuti dei quali si sta disputando in questi giorni la terza edizione.
Lasciando per un attimo da parte la politica ecco qualche informazione per concentrarci esclusivamente sulla scena hooligan in Russia, dove il calcio è lo sport più popolare.
La Russia è il paese più esteso del mondo e ha una popolazione di circa 146 milioni di abitanti. Ha tuttora le maggiori riserve di risorse energetiche e minerali del mondo da sfruttare ed è considerata la maggiore superpotenza energetica.
Le squadre russe furono le grandi dominatrici della prima divisione dell'Unione Sovietica durante i suoi 55 anni di esistenza, conquistando 34 titoli suddivisi tra Spartak Mosca (12), Dinamo Mosca (11), CSKA Mosca (7), Torpedo Mosca (3) e Zenit Leningrado (1). In totale, 30 club russi giocarono nella prima divisione sovietica.
Le avevamo lasciate trionfanti dopo lo sfavillante 7-2 della prima partita del gironcino dei playoff. Nella trasferta nelle vicinanze di Rieti bastava non perdere per accedere alle semifinali, ma comunque per sicurezza si è vinto 3-2, arrivando in piena fiducia al rush finale che può valere la promozione in Serie C. Le ritroviamo quindi in semifinale, in campo neutro a pochi metri dall’area militare del parco di Centocelle, dal lato che guarda verso il Quadraro. Avversarie le ragazze del Progetto Futsal, già affrontate nella regular season, e classificatesi ben 10 punti sopra le rossoblu. Ma l’Atletico durante la stagione ha avuto una crescita dirompente, è la squadra del momento, la fiducia è al massimo, fare risultato è più che possibile.
Sta davvero arrivando il Mondiale, e sta davvero arrivando senza che l’Italia partecipi, per la prima volta nella vita della maggior parte della popolazione, visto che sono 60 anni giusti giusti dal 1958. Mondiali che si disputarono in Svezia, vedi tu il caso beffardo. Ma non si può essere certo così provinciali e nazionalisti da perdere interesse per una competizione simile solo per l’assenza della propria nazionale, ammesso che la si sostenga. E quindi prepariamoci a seguire la kermesse per eccellenza, che unisce il suo indiscutibile fascino al fatto di essere per sua natura ricettacolo anche di molti dei mali del calcio: gli interessi economici, la politica di potenza delle superpotenze calcistiche, la predilezione per il tifoso-spettatore, cui al massimo è concesso di dipingersi la faccia o mettere abiti stravaganti, quindi sostanzialmente di fare la macchietta più che il supporter.