Finalmente siamo a settembre, e con il consueto ritardo rispetto al calcio dei “grandi”, stanno ricominciando i campionati minori, con diverse compagini del “calcio popolare” già impegnate e altre, specie quelle delle categorie più basse, che ancora aspetteranno qualche settimana. Da quest'anno però abbiamo la fortuna di poter seguire le gesta di una nuova compagine, che si avventura in un terreno importante e avvincente: i campionati femminili federali, partendo dalla Serie D. Stiamo parlando della squadra femminile del Lebowski, una realtà che abbiamo avuto modo di seguire spesso e che in questo modo aggiunge un altro tassello prestigioso al proprio progetto sportivo. Per i tifosi le partite casalinghe saranno feste interminabili, con le “prime squadre” maschile e femminile che giocheranno una dopo l'altra. Per le giocatrici, che non sono nuove nella categoria, una sfida dai mille stimoli. Vediamo cosa ne pensa Alice, una delle neo-giocatrici grigionere.
Quello di “favola” è sicuramente un concetto abusato, e che non ci piace molto. Certo è, però, che il calcio ha nelle storie contorte, avventurose e imprevedibili una delle sue caratteristiche più importanti, uno dei suoi immortali elementi di fascino. E i Mondiali sono l'evento in cui forse ciò emerge con più chiarezza. Non c'è un'edizione in cui non si mischino l'affacciarsi di qualche squadra “strana”, le grandi tensioni geopolitiche che attraversano il globo, le imprese memorabili e i tonfi sorprendenti delle grandi. Questa volta potrebbe esserci una di quelle partecipazioni che passano alla storia.
Si è chiusa pochi giorni fa la sessione del calciomercato dell'estate 2017. Tre mesi in cui ci sono stati dei cambi di casacca a suon di milioni, ad esempio quello Neymar dal Barcellona al PSG per 222 milioni o quello di Mbappè dal Monaco al solito PSG per 180 milioni, che hanno piegato ancora una volta il mondo del pallone al servizio dell'incontrastato dio denaro.
Con l'addio al calcio di Francesco Totti, avvenuto lo scorso 28 maggio dopo ben 25 stagioni passate sui campi di calcio indossando una sola ed unica maglia, quella della AS Roma, possiamo dire che le cosiddette bandiere sono totalmente scomparse dagli stadi del mondo intero. Oramai grazie al lavoro di agenti e procuratori, che non aspettano altro momento per cercare di ingrossare i loro già gonfi portafogli, non vi è nessun giocatore che giura amore eterno ai colori e ad una maglia ben definiti.
«Dimmi da dove vieni e ti dirò chi sei», suona così un vecchio adagio, uno di quei proverbi popolari la cui saggezza non è andata offuscata nel tempo. Perché alla fine anche se il mondo cambia alcuni aspetti del “sentire popolare” – come per esempio i proverbi e la cucina – non diventano mai démodé. Infatti nel caso della Royale Union Saint-Gilloise (USG), la terza squadra più titolata del Belgio, non sembra sbagliato partire proprio dal luogo di nascita dell’equipe. Dall’humus dove è germogliata quest’avventura iniziata nel 1897 – l’omonimo quartiere di Saint-Gilles, nella parte sud-ovest della città – e dove ancora fiorisce la sua gloriosa storia, anche se un po’ appassita nel ricordo dei vecchi fasti.
Saint-Gilles è un quartiere particolare: è abitato per metà da stranieri e sta subendo un massiccio processo di gentrificazione a cui però resiste con fierezza. In altri tempi si sarebbe detto un quartiere popolare dove è iniziata la speculazione.