Siamo più o meno alla metà di un'estate che nei campionati minori è ancora più lunga che nel calcio dei padroni, ed è un buon momento per tracciare un bilancio che abbia uno sguardo già proiettato verso la prossima stagione. E possiamo dire subito che la speranza è che il trend non si inverta: alcune promozioni nelle serie superiori, molti campionati di vertice con la grande impresa sfumata all'ultimo, un paio di salvezze ai playout, consolidamenti nella serie appena raggiunta l'anno prima. Insomma l'universo dell'azionariato popolare continua decisamente a convincere quando viene messo a confronto con le dirette rivali. Ma la cosa che fa davvero ben sperare è che molti dei progetti in questione sono tuttora dei cantieri aperti, e lo saranno sempre, dove quotidianamente ci si interroga e di fatto si esplora un sentiero vergine, con tutto il fascino ma anche tutti i rischi di inciampare che ne conseguono. Iniziamo una rassegna, anche perché ormai le realtà da seguire sono davvero tante, quindi c'è poco da perdersi in chiacchiere.
Con ogni probabilità, chiunque di voi abbia una sorta di affinità col mondo del tifo e delle curve in particolare si sarà ritrovato, almeno una volta nella propria vita da tifoso, a dover fare i conti col divieto di seguire la propria squadra in trasferta. Specialmente nel periodo successivo alla morte dell'ispettore Raciti, quando sembrava che lo stato italiano volesse farla finita una volta per tutte col movimento ultras, questo provvedimento era diventato quasi una routine. Infatti, venne addirittura istituito un organismo apposito, il CASMS, il cui compito era proprio quello di valutare la pericolosità dell'evento e di sconsigliare o meno la partenza dei tifosi ospiti.
Estate: caldo, sole, mare ma soprattutto campionati di calcio, popolari e non, fermi. Tutto questo rende le giornate di noi appassionati di calcio un po' più spoglie e il nostro pensiero va già a quel di settembre quando partiranno le nuove stagioni agonistiche.
Come ogni anno, però, vi è organizzato un qualche grande evento che, almeno a parole, dovrebbe riempire quel triste vuoto che accomuna gli appasionati calcistici di ogni angolo del globo. Sabato 17 giugno 2017, ad esempio, ha avuto inizio la FIFA Confederation Cup in Russia.
La Confederation Cup (Coppa delle Confederazioni FIFA, in italiano) è un torneo che si tiene ogni 4 anni tra i vincitori dei sei tornei di confederazioni: Uefa, Caf, Conmebol, Afc, Ofc e Concacaf. In più partecipa la squadra che ha vinto l'ultimo Mondiale e il paese che l'anno successivo, in questo caso la Russia, ospiterà la nuova edizione della Coppa del Mondo.
A che punto siamo arrivati è un qualcosa che abbiamo sotto gli occhi e che quotidianamente viviamo, e non è una cosa bella. Dove vogliamo andare a finire è la vera sfida del pugilato in Italia. È una domanda che andrebbe posta a svariati livelli, a partire da quello più basilare.
Il fattore che più di tutti ha creato danno alla boxe nel nostro paese in questi decenni di scellerata gestione sta infatti al livello più elementare, quello che riguarda la percezione del pugilato stesso, si voglia intendere questa percezione come un qualcosa che arriva dall’interno o dall’esterno. Perché non è forse vero che il minimo comune denominatore tra tutti i problemi che affliggono il nostro sport è che la gente dalla boxe si è allontanata?
Risulta difficile rimanere attaccati a uno sport quando quest’ultimo viene considerato elitario, esoterico. Un qualcosa che non è per tutti, una disciplina da belli e dannati verrebbe da dire, anche se l’aggettivo “bello”, mi dispiace dirlo, è forse meglio lasciarlo da parte quando si parla di boxe in Italia, ultimamente.