Un tuffo nel passato. Un salto indietro di 25 anni, ahimé! Semplicemente è quello che mi hanno trasmesso i racconti che Nicolò Rondinelli e Andrea Vecchio han messo nero su bianco nelle pagine del loro ultimo lavoro letterario Con il pallone tra i piedi e la musica a cannone – Racconti contro il calcio moderno, edito da Red Star Press – Hellnation Libri.
Racconti che mi hanno coinvolto sin dalle prime righe, semplicemente perché ho rivissuto quella che con i miei amici è stata la mia adolescenza e tutto quel periodo che a livello “teorico” ci ha portato all’età adulta, ma che nei fatti personalmente mi ha fatto rimanere stretto a quei momenti ed essere ancora molto adolescente dentro la testa.
Noi che aspettavamo, in ogni periodo dell’anno, l’orario per trovarci in uno dei tanti parchi del paese, nella mansarda di uno dei nostri o nei cortili dei palazzi popolari che ci ospitavano, per correre dietro a un pallone da insaccare dentro a porte improvvisate: una volta quattro alberi, una volta semplici magliette o bottigliette, dipendeva dal numero che eravamo e da che tipo di partita volevamo fare; in alternativa ci si sfidava a tedesca o 21 (così venivano chiamati dalle nostre parti), dove bastava un muro e molta immaginazione per urlare al gol.
Anche per chi come noi rifugge il lato consumistico e commerciale dello scambio dei regali, ciò non toglie che quando ti si regala un libro non si può nascondere un moto di gioia e mostrare una certa benevolenza con l’autore dell’apprezzato gesto.
E un libro regalato è un libro che non scegli, un libro del quale probabilmente chi te lo regala vuole regalarti anche il messaggio che sottende. E se il sodale non ha avuto queste intenzioni, beh, comunque a te piace pensare di sì.
Tra i tanti libri ricevuti da me, molti riguardano lo sport, molti parlano di Russia o meglio quasi sempre di Unione Sovietica, e alcuni parlano allo stesso tempo di calcio e URSS. Se qualcuno mi conosce sa che mi sono da subito tuffato su questi ultimi con molta foga!
Se c'è una cosa che la pandemia ha portato a galla in maniera dirompente, è la crisi del sistema calcio nostrano e mondiale. Il teatrino chiamato “calcio moderno” non regge più e comincia a scricchiolare e perdere pezzi. I segnali erano già evidenti da anni, a fronte delle numerose squadre di serie C e leghe minori saltate a causa di fallimenti dovuti a gestioni societarie fallimentari o semplicemente a costi sempre più elevati per la gestione di un club. Proprio in questo periodo per salvare questo “giochino” assistiamo ai dirigenti delle diverse società, gli stessi che fino ad oggi hanno monetizzato su calciatori, plusvalenze, tv e chi più ne ha più ne metta, chiedere con forza una “rivoluzione” sul monte ingaggi dei calciatori per evitare il default definitivo del sistema calcio.
Come è stato per I ribelli dello stadio, Pierluigi Spagnolo con il suo nuovo lavoro, Contro il calcio moderno, edito da Odoya, fa un excursus a 360 gradi nel mondo del calcio provandogli la febbre, con il risultato di essere di fronte a un paziente molto, molto malato il quale sarà difficile da salvare o in minima parte recuperare se non attraverso un serio e reale default che riporti questo mondo, ma soprattutto lo sport calcio, a essere il più bello del mondo.
Un colpo al cuore, l'ennesimo. Lo è stato nel rivedere le immagini del G8 di Genova, come per il film su Stefano Cucchi ed è quello che ho provato durante la lettura di Federico Ovunque, scritto da Daniele Vecchi, edito da Red Star Press - Hellnation Libri.
Un colpo al cuore e successivamente rabbia per una storia che tutti noi non vorremmo fosse mai successa e invece è successa. Una storia che doveva essere raccontata, anche se per molti fa male, doveva essere messa nero su bianco per far sì che chiunque leggendola possa capire l'assurdità di tutta questa vicenda, perché al posto di Federico potevamo e potremmo esserci noi.
L'importanza di questo libro sta tutta qua.
Perché come lo è stato per il film su Stefano Cucchi, narrare gli abusi da parte della polizia, troppo spesso tenuti nascosti dallo Stato e dall'opinione pubblica, è fondamentale per rompere questi meccanismi, scoperchiati solo grazie alla tenacia, alla forza d’animo e allo spirito dei famigliari e amici colpiti, capaci sin dai primi momenti di non credere alle “verità” messe in campo dallo Stato.