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Articoli in archivio

Le nostre recensioni: "La trappola del fuorigioco" di Carlo Miccio

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Ricorre proprio in questi giorni la settimana mondiale dedicata alla salute mentale, e mi son sentita di scrivere qualche parola su di un libro che ho letto recentemente e che ha attirato la mia attenzione, e che colpisce particolarmente già fin dalla copertina, perché “La trappola del fuorigioco” (Edizioni Alpha Beta, 2017) è si un libro che parla di calcio, ma soprattutto è inserito in una collana a cui sono particolarmente legata, “La collana 180 - archivio critico sulla salute mentale” e ancor più accattivante è il connubio fascinoso, che l’autore individua, con un altro gran tema: il comunismo.

Mi son chiesta da subito: come fa l’autore, Carlo Miccio, a “mettere in campo” queste tre tematiche?

La risposta mi arriva automaticamente a fine lettura, una lettura che si presenta nonostante tutto leggera, perché chi scrive affronta questi temi caparbiamente, con una modalità sapiente e giocosa, andando incontro con uno schema fluido e mai scontato agli attacchi e contrattacchi che la vita, intesa come degno avversario, a volte può offrire.

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Scritto da Super User
Categoria: Recensioni
Pubblicato: 12 Ottobre 2018

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1961: Marco Ballestracci e l'epica del ciclismo

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Una volta ho letto una sua intervista e alla domanda su quali sport preferisse, lui ha risposto che solo il calcio, il ciclismo e il pugilato avevano quell’epicità che li contraddistingue da tutti gli altri.

Molti ne contesteranno la veridicità ma io apprezzai molto quella risposta.

Probabilmente perché gioco a calcio, avevo un nonno pugile e un padre ciclista dilettante. Chissà.

Fatto sta che Marco Ballestracci, amico e narratore di sport (e di vita), ha fatto breccia nei nostri cuori.

Di lui e dei suoi racconti sul calcio abbiamo già scritto e apprezzato, abbiamo organizzato una presentazione e lo spettacolo “La storia più dura del mondo”, ma ci mancava ancora tutto un altro Marco, il Ballestracci che scrive di ciclismo.

Che di calcio (e di portieri) ne capisse e che ne sapesse raccontare le gesta, le contraddizioni, il fervore si era già capito ma leggere il suo 1961 ci ha dato una dimensione più completa della sua capacità.

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Scritto da Super User
Categoria: Recensioni
Pubblicato: 10 Agosto 2018

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Curva Est: i Balcani di stadio in stadio

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Per chi ha intorno ai 30 anni o poco più, i Balcani rappresentano una terra piena di fascino e inquietudine, così vicina geograficamente ma così lontana, per quelli che erano i nostri occhi di bambini nei primi anni ’90, per via delle terribili immagini di guerra che per anni continuavano ad arrivare con cadenza quotidiana. Per chi poi è particolarmente appassionato di storia e politica, queste regioni rappresentano delle autentiche miniere d’oro: millenni di conquiste, invasioni e guerre, ma anche di sviluppo costante delle popolazioni autoctone, hanno generato un mix di lingue, culture, religioni, forme politiche che ha pochi eguali al mondo. Stringendo lo sguardo sui paesi dell’ex Yugoslavia, l’impressione che rimane, circondata da un alone di malinconia, è che l’unico modo per valorizzare questo complicatissimo mix e farlo non solo sopravvivere, ma diventare modello positivo, fosse la Federazione di stampo socialista che per circa un quarantennio ha garantito pace, giustizia sociale e un certo benessere. Questa esperienza è stata poi distrutta e annegata nel sangue, per far prevalere interessi nazionali particolaristici, alle dirette dipendenze degli interessi delle grandi potenze europee e degli USA. Poco prima delle guerre yugoslave, nel resto dell’Est Europa erano crollati i governi comunisti, inaugurando una stagione di democrazia formale e di capitalismo di mercato che ancora adesso continua a mostrare mille crepe e ad approfondire le disuguaglianze.

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Scritto da Matthias Moretti
Categoria: Recensioni
Pubblicato: 25 Luglio 2018

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"Per sempre puri" - Beitar, la squadra dei sionisti più sionisti

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C’è un bel documentario su Netflix. Si chiama Forever Pure (2016) e racconta la storia della tifoseria del Beitar Jerusalem e più in generale della squadra, con un focus sulla stagione 2013-2014, quando va in scena un feroce braccio di ferro fra la tifoseria e il presidente Arcadi Gaydamak, un discusso uomo d’affari non proprio amato di suoi tifosi.

Fin qui tutto bene, classica “storia di pallone”: tensione fra curva e presidente, un canovaccio già visto. Ma in realtà dietro questo scenario apparentemente innocuo si cela ben altro, che racconta, meglio di qualunque analisi politica, una parte rilevante della società israeliana odierna. Perché la goccia che fa traboccare il vaso – rompendo il già precario equilibrio fra tifosi e presidente – è l’acquisto di due giocatori ceceni di religione musulmana, Zaur Sadaev (attaccante) e Zhabrail Kadiev (difensore) da parte della dirigenza del Beitar.

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Scritto da Filippo Petrocelli
Categoria: Recensioni
Pubblicato: 18 Luglio 2018

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  1. Non è una semplice partita di calcio

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