Il titolo è certamente d’impatto, cattura l’attenzione ma lascia mille punti di domanda. Il sottotitolo colpisce meno, sembra più scolastico, ma ha molta importanza: “frammenti di un discorso sul pallone”. Scorrendo qualche recensione qua e là, Uccidi Paul Breitner (Edizioni Alegre, collana Quinto Tipo, 2018) viene definito come un libro sul calcio come strumento di dominazione, sia ideologica che concreta ed economica, politica e militare, una delle armi più efficaci che il potere ha per consolidarsi, ramificarsi, espandersi, moltiplicare i profitti. Ma una lettura del genere è semplicistica fino quasi al rischio di equivocare il senso del libro. E qui viene in aiuto il sottotitolo: quelli che ci regala Pisapia sono per l’appunto frammenti di un discorso, spunti per la ricerca e la discussione, segnali di fumo molto chiari e potenti per chi ha voglia di coglierli e ricostruire un discorso antagonista in un’epoca dove vorrebbero farci credere nella fine delle ideologie, della contrapposizione tra classi, della possibilità di lottare. L’interpretazione secondo cui il libro parla del calcio come strumento di potere sembra alludere al fatto che quest’opera sia un ritratto statico del disastro, della sconfitta, della lucida disillusione, quando è in realtà tutto il contrario.
Gli All Reds Rugby di Roma sono una realtà consolidata del panorama sportivo popolare nostrano. Nati nel 2004 all'interno del centro sociale Acrobax, in questi quasi 15 anni la polisportiva, comprendente anche una squadra di basket, si è fatta conoscere in vari modi: dalla partecipazione alle manifestazioni cittadine fino agli eventi organizzati “ad hoc” in diverse occasioni. Quello che mancava, oramai, era solamente un film sugli All Reds. A tutto questo ha pensato Claudio Carbone con il lungometraggio “Rosso Vivo”.
La pellicola, girata grazie a due semplici camere Nikon, ci restituisce una visione molto intima degli All Reds. La scena iniziale ad esempio, girata all'interno dello spogliatoio prima di un semplice allenamento, ci trasmette, a parere di chi scrive, quelli che sono gli ideali del mondo dello sport popolare: passione e socialità.
Ricorre proprio in questi giorni la settimana mondiale dedicata alla salute mentale, e mi son sentita di scrivere qualche parola su di un libro che ho letto recentemente e che ha attirato la mia attenzione, e che colpisce particolarmente già fin dalla copertina, perché “La trappola del fuorigioco” (Edizioni Alpha Beta, 2017) è si un libro che parla di calcio, ma soprattutto è inserito in una collana a cui sono particolarmente legata, “La collana 180 - archivio critico sulla salute mentale” e ancor più accattivante è il connubio fascinoso, che l’autore individua, con un altro gran tema: il comunismo.
Mi son chiesta da subito: come fa l’autore, Carlo Miccio, a “mettere in campo” queste tre tematiche?
La risposta mi arriva automaticamente a fine lettura, una lettura che si presenta nonostante tutto leggera, perché chi scrive affronta questi temi caparbiamente, con una modalità sapiente e giocosa, andando incontro con uno schema fluido e mai scontato agli attacchi e contrattacchi che la vita, intesa come degno avversario, a volte può offrire.
Una volta ho letto una sua intervista e alla domanda su quali sport preferisse, lui ha risposto che solo il calcio, il ciclismo e il pugilato avevano quell’epicità che li contraddistingue da tutti gli altri.
Molti ne contesteranno la veridicità ma io apprezzai molto quella risposta.
Probabilmente perché gioco a calcio, avevo un nonno pugile e un padre ciclista dilettante. Chissà.
Fatto sta che Marco Ballestracci, amico e narratore di sport (e di vita), ha fatto breccia nei nostri cuori.
Di lui e dei suoi racconti sul calcio abbiamo già scritto e apprezzato, abbiamo organizzato una presentazione e lo spettacolo “La storia più dura del mondo”, ma ci mancava ancora tutto un altro Marco, il Ballestracci che scrive di ciclismo.
Che di calcio (e di portieri) ne capisse e che ne sapesse raccontare le gesta, le contraddizioni, il fervore si era già capito ma leggere il suo 1961 ci ha dato una dimensione più completa della sua capacità.