C’è un bel documentario su Netflix. Si chiama Forever Pure (2016) e racconta la storia della tifoseria del Beitar Jerusalem e più in generale della squadra, con un focus sulla stagione 2013-2014, quando va in scena un feroce braccio di ferro fra la tifoseria e il presidente Arcadi Gaydamak, un discusso uomo d’affari non proprio amato di suoi tifosi.
Fin qui tutto bene, classica “storia di pallone”: tensione fra curva e presidente, un canovaccio già visto. Ma in realtà dietro questo scenario apparentemente innocuo si cela ben altro, che racconta, meglio di qualunque analisi politica, una parte rilevante della società israeliana odierna. Perché la goccia che fa traboccare il vaso – rompendo il già precario equilibrio fra tifosi e presidente – è l’acquisto di due giocatori ceceni di religione musulmana, Zaur Sadaev (attaccante) e Zhabrail Kadiev (difensore) da parte della dirigenza del Beitar.
Andrea Genovali, Fare come in Russia, Red Star Press – Hellnation libri, Roma 2018.
Con la doverosa eccezione dei feticisti del tifo da stadio (come il sottoscritto) e di qualche appassionato dell’Italia dei Comuni, la rivalità tra Viareggio e Lucca è pressoché sconosciuta ai più, appiattita come la stragrande maggioranza delle dispute toscane su quella che probabilmente è la più sentita rivalità campanilistica del nostro paese, quella tra Pisa e Livorno.
Eppure, è proprio a un incontro di calcio tra le squadre delle due città che nei primi giorni del maggio del 1920, non solo si verifica la prima morte violenta su un campo da calcio della nostra penisola, ma soprattutto un tentativo rivoluzionario che poteva contare sulla suggestione di quanto accaduto pochi anni prima in Russia e di quanto si stava sviluppando, pur con fortuna diametralmente opposta all’ottobre russo, nell’Ungheria sovietica di Bela Kun e in Baviera.