Della Lazio del 1974 e del suo primo scudetto ne ho sentito parlare, ne ho letto e visto qualche documentario in quanto appassionato delle epopee che solo il calcio sa regalarci. Ai più saranno arrivate le storie dei giocatori più famosi di quella squadra, su di tutte quella tragica di Re Cecconi.
Un gruppo di giocatori capaci di portare uno storico scudetto dalla parte bianco azzurra della capitale, una squadra che fino a quel fatidico anno altalenava tra la Serie A e la Serie B e con appena una Coppa Italia in bacheca in più di settanta anni di storia.
Nonostante all’interno dello spogliatoio ci fossero due fazioni apertamente ostili – nel romanzo questo aspetto è ampiamente raccontato – sotto la guida di un allenatore illuminato la Lazio di quell’anno è stata capace di trasformare un’apparente debolezza in un punto di forza. Il nome di quell’allenatore dall’intuito fino e dalla calma serafica era Tommaso Maestrelli, non solo un semplice C.T., ma un uomo che quando fu l’ora di decidere da che parte stare durante il periodo buio della seconda guerra mondiale, scelse di combatte dalla parte dei partigiani in terra Jugoslavia.
Per questa volta nella nostra rubrica sulle recensioni dei libri, abbiamo deciso di farne uscire più insieme. Un filotto di tre libri sullo sport che abbiamo avuto modo di leggere ed apprezzare. Profondamente diversi tra loro nello stile, nella caratura, nelle implicazioni morali, nella stesura e nel significato, però uniti da un denominatore comune, il calcio e la società.
Tutti e tre si muovono in contesti molto simili, quell’Italia che va da metà anni Settanta e che attraversa gli anni ’80 fino a spegnersi dentro i terribili anni ’90. Il periodo del calciatore/lavoratore sta lasciando spazio al calciatore divo, patinato e sex symbol. Si parla dentro questi scritti, di malattia, di politica, di reflusso, di criminalità, di provincia e di città simbolo della decadenza. Sono state scelte casuali ma è come se questi tre libri mi avessero squarciato dentro lasciandomi però un filo per rilegare i pezzi. I libri quelli belli ti fanno anche questo. E chi sa leggere un libro può non vivere solo la sua, a volte, normale vita, ma le vite di altri, dei protagonisti nel bene e nel male.
Si soffre per un libro, si soffre per la vita, si gioisce per la vittoria. Tutto questo per dire che avere del tempo strappato all’ingombrante e soffocante ritmo della vita nel circuito consumista e dai ritmi di lavoro dà la possibilità di concentrarsi sulle cose belle e leggere amici e compagni è un’attitudine che va conservata e onorata. Noi di sportpopolare.it dal conto nostro cerchiamo di ingolosirvi a tale pratica parlando appunto dei libri che ci sono piaciuti. E a volte, raramente a dire la verità, anche di quelli che ci piacciono meno. Ma iniziamo questa carrellata di consigli per gli acquisti valevoli anche post feste natalizie, propriamente dette.
Ci sono pagine di storia che purtroppo non vengono sviluppate e narrate come si dovrebbe. Quanti di noi hanno mai sentito parlare del Brasile con al governo i generali? Sicuramente in troppo pochi, sicuramente di sfuggita, senza aver mai approfondito un regime che la storia ha reso meno appariscente di quello cileno e argentino, ma pur sempre un regime, che nella “tranquillità” e quotidianità del vivere brasiliano, allo stesso modo degli altri casi più illustri, sapeva come far tacere il dissenso, qualunque esso fosse, specialmente se comunista.
Ho letto diversi libri riguardanti il calcio, alcuni molto belli, altri buffi o comunque simpatici, altri ricchi di spunti suggestivi, ma questo è realmente il primo libro di calcio a cui mi sono rapportato come se fosse un manuale, e non poteva essere altrimenti.
D’altronde, pur nel suo formato agile, esso ha il pregio di racchiudere due di quelli che sono da sempre gli interessi preminenti per questa tribù: il calcio ovviamente, e la politica, tanto quella calcistica quanto quella internazionale, senza rinunciare a cercare di trovare un filo conduttore che a volte sembra quasi fornito su un piatto d’argento (come nel caso delle edizioni del 1934 o del 1978), mentre altre volte invece viene rintracciato grazie al lavoro puntuale e a tratti certosino dei due autori, Nicola Sbetti e Riccardo Brizzi, autori di un lavoro davvero senza punti deboli.
Il volume ripercorre fedelmente la storia dei Mondiali di calcio, fino all’edizione del 2018, ma non si limita a fare una fredda sommatoria di tabellini con qualche sbiadito commento tecnico delle partite più significative, tutt’altro.