Erano giorni che pensavo a un articolo sul portiere, ma avevo il terrore come spesso succede che mi si etichetti per un partigiano del ruolo. Cosa che in effetti il più delle volte non fa una piega.
Avevo i miei ottimi spunti, il compleanno di Yashin per esempio,desistendo dallo scrivere per il sol fatto che stavolta, i più si erano documentati oltre le solite banalità sulla sua vita e carriera, trovando quel che si è scritto sul Regno Nero fosse buono e mai superficiale.
Poi sono usciti i nomi dei candidati al Pallone d’oro, occasione in cui, seppure in lizza ci fossero ben tre portieri, nessuno di loro era realmente un candidato forte per la vittoria finale. E perché? Se non ora quando? Avete visto la stagione di Alisson?
Com’è ampiamente immaginabile, la quarantaseiesima edizione della Maratona di Berlino in programma domenica prossima attirerà tutti gli appassionati e intenditori che potranno soffermarsi sulle principali stelle, sia in campo maschile con Kenenisa Bekele, l’etiope tre volte campione olimpico, i suoi connazionali Birhanu Legese, Leul Gebrselassie e Sisay Lemma e il keniota Felix Kandie, che in quello femminile come Gladys Kerono e Meseret Defar.
Tuttavia, anche chi non è esattamente un appassionato del podismo potrebbe trovare dei motivi di interesse per seguire la gara, magari adottando alla lettera i dettami di De Coubertin, quindi senza il bisogno di doversi necessariamente concentrare sulla testa della corsa e sui probabili vincitori, ma sui partecipanti e in particolare su uno di essi che porterà sulle proprie spalle il dolce peso di dover rappresentare un intero popolo, o più prosaicamente una bandiera della Palestina.
«C’è un uomo solo al comando, veste la maglia bianco azzurra e il suo nome è Fausto Coppi!». Questa frase, pronunciata dal principe dei radiocronisti Mario Ferretti, è entrata a pieno titolo nella nostra storia collettiva, sportiva e non: come il «clamoroso al Cibali!» e anche di più, ha varcato la soglia della nostra storia sociale e della psicologia collettiva. Perché oltre a essere uno dei ciclisti più vincenti della storia, protagonista della rivalità più celebre e allo stesso tempo totalizzante del ciclismo italiano e non solo, il primo a fare l’accoppiata Giro d’Italia - Tour de France, capace di imprese impensabili, Fausto Coppi rappresentava tutto il Paese in uno dei momenti più nevralgici della nostra storia recente, quello a cavallo della Seconda guerra mondiale, a cui egli prese parte venendo anche catturato dagli Alleati in Tunisia; la miseria della vita contadina, la speranza, la rinascita quando tutto sembra già essere delineato in maniera avversa.
Nella primavera del 1958, la controguerriglia condotta dall’esercito francese contro i ribelli algerini causò gravi perdite all’interno del Fronte di liberazione nazionale (FLN), l’organizzazione politico-militare che combatteva per l’indipendenza dell’Algeria. La liberazione del Paese era quindi più che incerta, soprattutto perché il movimento era attraversato da un sanguinoso conflitto interno.