Oggigiorno l'appartenenza politica non ha contagiato solamente gli spalti degli stadi italiani ma anche i rettangoli da gioco. Sono numerosi, infatti, gli episodi “militanti” che in Italia, ma non solo, vedono come protagonisti i giocatori che, secondo una tradizione popolare, dovrebbero essere dei “maestri di vita” per chi va a vederli ogni domenica allo stadio.
Dall'ultimo caso, in ordine cronologico, del tesserato del 65 Futa, che a metà novembre ha esultato facendo il saluto romano ed esibendo una maglietta con l'aquila romana della Repubblica Sociale Italiana durante la partita col Marzabotto, fino ai numerosi saluti romani di Paolo Di Canio per incitare i tifosi della Lazio, risultano essere sempre più frequenti gli eventi in cui il neofascismo ha potuto mettersi in bella mostra grazie agli infami gesti di questi individui. Dall'altra sponda della barricata anche l'antifascismo ha avuto alcuni calciatori che non hanno avuto nessun problema a mettere chiaramente in luce i loro ideali politici: Cristiano Lucarelli e Riccardo Zampagna giusto per citare due nomi famosi.
Il 9 ottobre 1967 veniva ucciso, nel piccolo villaggio boliviano di La Higuera, Ernesto “Che” Guevara de La Sierna. Tale figura è ricordata soprattutto per il suo ruolo avuto durante la Rivoluzione Cubana del 1959 insieme a Fidel Castro e altri, ma anche per i tentativi fatti di “esportare” la rivoluzione in altre zone del mondo come il Congo o la Bolivia.
Chiunque, anche chi scrive, ha avuto modo di entrare in contatto con questa figura in vari modi. Sicuramente avrete visto, almeno una volta durante la vostra vita, una maglietta, una tazza o una spilla con la faccia del Che e la storica frase da lui pronunciata “Hasta La Victoria Siempre”.
La figura del Che, però, nasconde numerosi altri lati che non sono ancora stati messi alla luce del tutto. Uno di questi è sicuramente la sua passione per vari sport che, nonostante l'asma che lo accompagnò per tutta la vita, non lo abbandonò mai.
Calcio, scacchi, nuoto ma soprattutto rugby furono solo alcune delle pratiche sportive a cui Ernesto Guevara si dedicò continuamente, sia quando era un semplice studente della facoltà di medicina dell’Università di Buenos Aires, sia quando ricoprì importanti ruoli durante la carriera “politico-rivoluzionaria”.
Nonostante sia pressoché uscito dai radar dell'opinione pubblica, il conflitto in Donbass è lontano dal trovare una soluzione definitiva e prosegue col suo carico di lutti, distruzione e con tutte quelle contraddizioni che i numerosi lavori di controinchiesta sono riusciti a mettere in risalto, rompendo così il monopolio dell'informazione da parte dell'intellighenzia filo-atlantista, mettendola di fatto di fronte all'evidenza di supportare alcune forze dichiaratamente naziste in nome della “democrazia”. Al netto delle dissertazioni e delle analisi geopolitiche, anche noi vogliamo dare il nostro contributo, affrontando uno di quegli argomenti che anche a queste latitudini infiamma i cuori e riesce quantomeno ad alleviare la durezza e la tragicità della vita quotidiana: il calcio. Infatti, lo Shakhtar Donetsk, la squadra nata dai minatori a cui anche Joe Strummer dedicò una canzone, vero e proprio dominatore del calcio ucraino dell'ultimo ventennio, (cioè da quando salì alla presidenza l'oligarca Rinat Achmetov, una figura controversa che ha giocato un ruolo ambiguo allo scoppio del conflitto) con l'acuto della vittoria dell'Europa League nel 2009, dopo una paventata “fuga”, poi rientrata, dei suoi giocatori stranieri, ha abbandonato la sua tana, la Donbas Arena, per spostarsi oltre 600 miglia a Ovest, a Leopoli, e anche le frange più estreme dei suoi hooligans sembra abbiano metabolizzato bene il trasloco, poichè si sono arruolati in massa in “Pravy Sektor”.
Durante il periodo tra le due guerre mondiali in due paesi europei neanche troppo distanti tra loro, Italia e Germania, due totalitarismi salirono al potere e diedero il via a due tra le più spietate dittature del XX secolo. Tra le varie follie che questi due regimi attuarono ci fu quella legata alla tematica razzista: si cercò infatti, sotto molti punti di vista, di far credere alla gente che la cosiddetta “razza ariana” fosse la sola ad avere il privilegio di governare il mondo perché, secondo le argomentazioni naziste e fasciste, era la più completa e la più strutturata di tutte quante.
Nonostante si cercasse di mettere a tacere qualsiasi forma di opposizione, furono molte le voci di dissenso che si levarono contro il Partito Nazionalsocialista di Adolf Hitler e il Partito Nazionale Fascista di Benito Mussolini e contro le loro insensate teorie. Molte volte, inoltre, accaddero dei veri e propri episodi che misero parecchio in imbarazzo coloro che erano convinti della superiorità degli ariani.