Negli ultimi anni, Exarchia è con ogni probabilità il quartiere entrato maggiormente di prepotenza nel nostro immaginario collettivo, attraverso i telegiornali, ma anche attraverso contatti personali tra i ribelli delle due sponde del Mar Ionio e non solo. Infatti è la principale roccaforte anarchica ad Atene, la capitale europea che sta sperimentando più di chiunque altro cosa voglia dire l’austerity e quanto possano essere invasivi i diktat (o sarebbe meglio dire i ricatti…) della Troika. Di conseguenza, va da sé, che sia anche una delle principali fucine dove sperimentare le pratiche di resistenza. Tra i vari modi per resistere, noi abbiamo sempre incluso anche quello dello sport dal basso; così non poteva mancare una squadra capace di rappresentare l’indole libertaria, ribelle ed autorganizzata di quell’Atene che non si arrende e, allo stesso tempo, non cede alle sirene xenofobe. Il suo nome è Asteras Exarchion, la stella di Exarchia, una squadra di calcio (che milita nella quinta serie) e di basket. Prima di intervistare direttamente gli atleti e i tifosi conosciuti all’interno del Festival Fedeli alla Tribù, con cui parleremo di tematiche vicine, comuni ed anche esulanti dal contesto prettamente sportivo, pubblichiamo queste nozioni sul club datoci direttamente dagli stessi.
In memoria di Giraldo Córdova Cardín, pubblichiamo il primo capitolo del volume “Pugni e socialismo. Storia popolare della boxe a Cuba” (Red Star Press), l’interessante testo in cui Chiara Gregoris e Giuni Ligabue, autori del libro e del docufilm “Gancho Swing” distribuito in allegato, spiegano insieme alla storia dell’eccellenza cubana nel pugilato anche le basi culturali di un sistema dove sport, cultura e giustizia sociale procedono di pari passo.
Pugile, lottatore e combattente professionista di MMA, ma anche militante anarchico. Per Jeff “the Snowman” Monson vale proprio il detto “l’abito non fa il monaco”.
Alle apprensive mamme italiche infatti sembrerebbe solo un energumeno capace di menare le mani, un tatuato “massiccio” da evitare, nient’altro che un pompato bulletto di periferia. Eppure oltre la sua attività di sportivo professionista, la “crapa” pelata, il naso storto, le orecchie a cavolfiore e i tatuaggi, Jeff è tutt’altro che un “pugile suonato”.