Milano è una città che è capace di strapparti il cuore, ridurlo in brandelli. Come diceva Lucio Dalla nella canzone, meravigliosa, che ha dedicato a questa metropoli: “Mi prendi allo stomaco mi fai morire”. Ed è così. Invivibile, letteralmente, perché ha venduto la sua anima ad affaristi, politicanti, tragattini, mezze figure tutte contraddistinte da fame di denaro. Invivibile perché è la patria della gentrificazione e in nome di essa è pronta a sacrificare i suoi figli, che l’hanno fatta grande, per avere visibilità o fama. Invivibile perché quando esci appena fuori dalla zona centralissima, per intenderci Duomo e limitrofi, ti ritrovi nelle periferie che, ormai, si stanno uniformando alla zona di Porta Nuova – quella del Bosco Verticale – con il costo al metro quadro insostenibile e che l’amministrazione vuole letteralmente espellere non solo con azioni di polizia ma, soprattutto, silenziosamente attraverso la politica del decoro. Questa, però, vale solo per i “miserabili” che abitano nel ghetto e non per chi ha un ISEE sopra i sei zeri. Un esempio è nella zona di San Siro dove, per arrivare al Meazza, lo stradone divide ville di notabili dalle case popolari. La contraddizione servita per chi vuole guardare entrambe le facce della medaglia di questa città. Milano è veramente, come raccontano in molti, esclusiva ma nel senso peggiore del termine. Meritocratica e orizzontale, solo per una narrazione tossica.
Il 12 e 13 febbraio scorsi, nelle regioni di Lazio e Lombardia, si è votato per il rinnovo dei rispettivi consigli regionali. Alla fine si sono rispettate le previsioni della vigilia che prevedevano, in entrambi i casi, una vittoria netta e schiacciante da parte dei candidati di centrodestra.
Questa tornata elettorale, però, è passata alla storia per il più alto indice di astensionismo mai registrato in Italia da quando è stata fondata la Repubblica. Se in Lombardia si è recato alle urne appena il 41% degli aventi diritto, nel Lazio è andata ancora peggio.
Nella regione di Roma ci si è infatti fermati a un misero 37%, con il 33% dell’affluenza registrato nella Capitale. In pratica, un solo romano su tre all’incirca si è recato alle urne.
Se poi vediamo la distribuzione dei voti all’interno del GRA vediamo una differenza ancora più netta tra la zona centrale e la periferia dell’Urbe. Nella prima l’affluenza non è del tutto crollata mentre in periferia il distacco dal panorama politico nostrano è stato a 360° e le urne sono rimaste, in alcune zone, letteralmente vuote.
Venerdì scorso, 8 marzo 2024, è stata celebrata la Giornata Internazionale della Donna. Una ricorrenza che anche quest’anno ha lasciato più di qualche strascico polemico dietro di sé.
A molte e molti, infatti, determinati interventi, arrivati soprattutto dai piani istituzionali, sono sembrati del tutto inappropriati. In Liguria, ad esempio, il Comune di Genova ha deciso di creare tre veri e propri gusti di gelato da dedicare alle donne in occasione della giornata dell’8 Marzo.
I gusti in questione, tutti e tre di colore rosa, secondo le parole di Confartigianato di Genova servivano a portare “una dolce occasione per riflettere ancora una volta sulle pari opportunità”. Anche per l’Assessore alle Pari Opportunità del capoluogo ligure, Francesca Corso, questa proposta rappresenta “una lodevole iniziativa che accende i riflettori sulla parità di genere e sulla necessità di costruire tutti insieme una società davvero inclusiva e a misura di donna”.
Identità, tradizione, storia: sono queste le tre prime parole che mi vengono in mente quando si parla di un derby calcistico, in qualunque parte del mondo esso si svolga. E questa settimana è parecchio calda da questo punto di vista essendo in programma ben due partite del genere in zone neanche troppo distanti tra loro.
Il primo si terrà domani, all’orario infame delle 18, e vedrà di fronte la Lazio e la Roma. Le due squadre della Capitale italiana si giocheranno, in gara secca, l’accesso alle semifinale della coppa nazionale.