Footballization è il documentario vincitore dell’Offside Football Film Festival 2020, la kermesse indipendente di lungometraggi e cortometraggi sul calcio, sul mondo e sulle sue diversità – come la definiscono gli organizzatori.
Footballization è un prodotto filmico di alto spessore ed è difficilmente classificabile come puro documentario. La sua qualità narrativa e visiva ne fa un gioiello raro che dovrebbe essere mostrato prima di tutto per i contenuti che porta, ma allo stesso anche per il modo con cui lo fa. Questo progetto diventerà un punto di riferimento per tutti quelli che vorranno approcciarsi al documentario sportivo.
Per capire meglio la genesi e l’evoluzione di questo progetto abbiamo intervistato Stefano Fogliata, il ricercatore bresciano che è stato la mente che ha pensato Footballization.
Le sue parole non sono mai banali e ci permettono di aprire una porta diversa sul Medio Oriente. Il suo è uno sguardo laterale che ci apre delle prospettive inaspettate sul Libano e sulla situazione dei profughi palestinesi, che vivono da decenni in quel paese.
Qualche mese fa, per un altro progetto editoriale abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con gli Antifascisti della Garra Blanca, uno dei sottogruppi più attivi e schierati all'interno della tifoseria Colocolina tra i principali protagonisti delle proteste di piazza in Cile. Ne è venuta fuori una bella intervista, che pur essendo stata fatta prima dell'esplosione della pandemia nel paese andino quindi con dinamiche sociali differenti, riesce a darci un'idea di cosa significhi essere del Colo Colo e di cosa ha portato le tifoserie cilene a scendere in piazza contro Pinera e il neoliberismo.
Come è nata la Garra Blanca? Cosa c'era prima nella tifoseria organizzata?
Probabilmente in questi cinque anni di avventura con sportpopolare.it, il più grande rimpianto che ho è legato alla Lokomotiv Flegrea: sarei dovuto andare ad assistere alla loro festa-promozione nell’aprile del 2018, ma all’ultimo il passaggio su blablacar con cui mi dovevo dirigere a Napoli (maledetta precarietà!) mi diede pacco. Ebbi modo di incontrare i ragazzi un paio di mesi dopo alla festa di compleanno del Quartograd e mi scusai con loro, ma alla fine dovevo scusarmi con me stesso per aver perso l’occasione di respirare la passione che sanno trasmettere. Rimanemmo che sarei andato a trovarli il prima possibile, ma tra cambiamenti che hanno sconquassato la mia vita (maledetta precarietà Atto Secondo) e il lockdown non mi è stato possibile. Perciò quando ho letto il loro comunicato di sospensione ci sono rimasto, ho deciso di contattarli e il risultato è stata quest’intervista tanto lunga quanto interessante e per certi versi scomoda, che merita di essere letta e analizzata.
Nel pieno della crisi pandemica da Covid-19 molti esponenti del mondo calcistico nostrano dicevano che la ripresa del campionato avrebbe aiutato ad arrivare a quell'agognato “ritorno alla normalità”. Purtroppo per loro, però, tutto questo non è avvenuto e i fatti sono qui a dimostrarlo.
A parte il fatto della tristezza immane degli stadi vuoti e desolati vi è un altro fattore che rende questa ripresa del campionato molto lontana dal calcio che molti di noi conoscono. Da qualche giorno, infatti, sono vari gli articoli usciti per mettere in chiaro che durante questo campionato post pandemia vi è stato un crollo anche degli spettatori medi a giornata.
I numeri sono impietosi da questo punto di vista: 2,5 milioni di spettatori in meno durante ogni turno calcistico che hanno fatto abbassare lo share generale di circa il 40%. Secondo i ben informati questo crollo è dovuto, soprattutto, all'eccessivo numero di partite ravvicinate tra loro e agli orari improponibili in cui si gioca.