“Julien ci ha lasciato ieri. Siamo devastati...”. È un post laconico quello...
“Questa città ribelle e mai domata, dalle rovine dai bombardamenti”: recita...
Il 30 maggio è una data che, per i tifosi della Roma, evoca due tremende...
A Roma ci sono alcune figure che, in un modo o nell’altro, rappresentano il...
Grandi risultati per questo finale di stagione per lo sport popolare...
Il gioco del calcio a volte è strano. Anche quando si parla di un evento...
Nello scorso articolo siamo entrati dentro la struttura del calcio sovietico. Con il pezzo di oggi, invece, guardiamo alcune squadre che, più di tutte, hanno rappresentato in maniera pratica il concetto di socialismo sportivo.
Lo Spartak Mosca è una squadra che nacque totalmente in controtendenza con la prassi delle squadre sovietiche del tempo, cioè quelle per ferrovieri, per i reparti di polizia e quelle dell’esercito che davano nomi come Dinamo, Lokomotiv o CSKA, anzi, qui siamo proprio su un livello opposto perché lo Spartak (Spartaco) Mosca era proprio la squadra per antonomasia degli operai e delle operaie. Raccoglieva la maggior parte del proletariato russo e vide luce nel 1922 come società sportiva del sindacato operaio sovietico che si richiamava a Spartaco, lo schiavo romano che si ribellò guidando una rivolta in nome della libertà. Già da questo particolare si può comprendere la forza simbolica che esercitava questa squadra di calcio sul popolo russo. Il nome Spartak venne proposto dal fondatore del club Nikolaj Petrovič Starostin, autentica leggenda del mondo calcistico russo e con una storia particolare alle spalle. Sulla sua storia vale la pena soffermarsi qualche minuto. Starostin era figlio di un guardaboschi dello zar Nicola II e crebbe nel quartiere moscovita di Krasnaja Presnja, fin da giovane si appassionò al calcio diventando uno dei giocatori più riconosciuti nell’Urss degli anni trenta e con i fratelli fondò, appunto, lo Spartak Mosca, squadra alla quale dedicherà tutta la sua carriera. Lo Spartak riuscì a vincere molti titoli in un periodo dove la compagine da battere era la Dinamo Mosca, squadra del Ministero dell’Interno allora presieduto da Lavrentij Berija. Con lo scoppiò della “grandi purghe staliniste” anche il nome di Starostin finì sulla lista nera del ministro Berija, alcuni dicono addirittura che i due ebbero dissapori molto accesi e nel 1940 finì in un Gulag con l’accusa di cospirazione contro lo Stato. Trascorse 10 anni nel campo di prigionia, poi, su pressione del figlio di Stalin, Vassilij Dzugasvili, venne liberato e gli venne affidata la gestione della squadra dell’aviazione sovietica: la VVS MOSCA. Purtroppo la sua strada incrociò nuovamente quella di Berija finendo nuovamente prigioniero in Siberia e in questa sua seconda fase di reclusione, durata un paio di anni, allenò i kazaki del Kairat. Una volta caduto lo stalinismo venne riabilitato da Krusciov e gli venne restituito l’ordine Lenin che gli era stato tolto ingiustamente durante le purghe staliniste.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.