Pubblichiamo un estratto del libro La rivoluzione del Rojava di Arzu Demir (traduzione di Francesco Marilungo), pubblicato dalla Red Star Press. Un libro potente, capace di raccontare nel dettaglio l’esperienza del Rojava e del Confederalismo democratico oltre gli stereotipi delle “belle guerrigliere” curde, che tanto hanno monopolizzato le cronache della guerra siriana dalla liberazione di Kobane in poi.
Armi Derzu ha fatto una vera indagine sul campo ed è tornata più volte in quelle zone della Siria, dove sotto l’impulso della resistenza curda si sta edificando un esperimento sociale tanto impetuoso da riuscire forse a ridisegnare il concetto stesso di rivoluzione.
L’autrice turca racconta gli eventi più dirompenti della lotta nel Rojava, indagandone gli aspetti più vari – dall’amministrazione della giustizia, al sistema economico, fino al concetto di proprietà e al ruolo dei comunisti – riuscendo ad abbattere quel velo di maya che rischiava di sbiadire questa grande lotta in una superficiale narrazione dal sapore “orientalista”.
Tavole e strisce di fumetti condiscono Pugni. Storie di boxe di Boris Battaglia e Paolo Castaldi, pubblicato da Becco Giallo sul finire del 2015. Ma in fondo sono solo il contorno. Il centro di questo strano libro sospeso fra cronaca, saggio e fumetto, sono quindici racconti sulla storia recente del pugilato – come i round di un titolo mondiale del tempo che fu – che provano a sintetizzare al meglio la passione per questo sport.
Il tentativo è ardito, quasi un’antologia della boxe, lontana però anni luce dal giornalismo sportivo eppure capace molto più di qualsiasi “Gazzetta” o “Corriere” di evocare il bello delle sedici corde.
Fiero della sua natura indefinita, quasi effimera, Pugni individua con sapienza alcuni degli snodi principali dell’epopea contemporanea del ring, che coincidono poi con le grandi svolte della storia, senza mai scadere nella retorica.
I fumetti “agghindano” il discorso, lo abbelliscono, ma a muovere tutto rimane il racconto sincero di uno sport che per molti ha esaurito i suoi anni migliori, scomparendo dai palinsesti televisivi come dal cosiddetto “spirito dei tempi”.
(da Sportpeople.net)
L’approssimarsi degli Europei di calcio in Francia ha segnato l’innalzamento della soglia d’attenzione all’argomento tifo e sicurezza negli stadi. L’attenzione ha finito però spesso per esondare nel morboso e nell’isterico, difatti numerosi sono stati i casi in cui la polizia, nei confronti dei tifosi, non s’è certo distinta per capacità di gestione o riduzione dei rischi, preferendo largamente disporre di tutta la discrezionalità offerta dalla legge. Abbiamo cercato di approfondire e capirne di più attraverso un’intervista a Pierre Revillon, presidente dell’ANS, l’associazione nazionale dei supporter francesi.
Ancora una volta il calcio si riscopre essere un agone politico allʼinterno del quale rafforzare unʼidentità sociale e nazionale oltre che provare a veicolare un sentimento comune. Per le amichevoli di preparazione agli Europei di questʼestate contro la Svizzera e la Slovacchia che si svolgeranno rispettivamente il venerdì di Pasqua e il martedì successivo, la Federcalcio irlandese, la FAI, (Football Association of Ireland), ha dato il via libera alla stampa di una maglietta da gioco particolare, commemorativa, con un logo creato per lʼoccasione che celebrasse il centenario della famosa “Easter Rising”, quello che tuttora è ricordato non solo come la più grande rivolta armata nellʼIrlanda dal 1798, ma, nonostante lʼesito tragico, come uno dei momenti fondanti della nascita della Repubblica irlandese. La rivolta ha provocato più di 450 morti e la sconfitta degli insorti. La maggior parte dei capi furono giustiziati nei giorni che seguirono. Tuttavia, è un fatto ricoperto ancora da unʼaura mitica, come un punto di svolta nella ricerca per lʼindipendenza irlandese. Il centenario sarà caratterizzato da una serie di eventi che si svolgeranno in tutta Dublino e lʼIrlanda durante tutto il periodo pasquale.